Vanilla LatteFino al prossimo barcone

C'è la notizia dell'ennesima tragedia. Un barcone che brucia, al largo dell'Isola dei Conigli. Ci sono l'apprensione e lo sgomento. Quindi arrivano l'orrore, quasi un centinaio di corpi recuperati,...

C’è la notizia dell’ennesima tragedia. Un barcone che brucia, al largo dell’Isola dei Conigli. Ci sono l’apprensione e lo sgomento. Quindi arrivano l’orrore, quasi un centinaio di corpi recuperati, i moltissimi dispersi, il timore che i morti tocchino quota trecento. Una strage, insomma, a pochi metri dall’Italia, di profughi eritrei e somali, donne e bambini. C’è ancora la disperazione, l’angoscia, l’estrema amarezza.

Poi è la volta del cordoglio, il dolore, il lutto nazionale. Le dichiarazioni di dispiacere, unanimi. Il minuto di silenzio, magari. Perché tutti devono riflettere, perché tutti hanno qualcosa da dichiarare, perché tutti, ovviamente, sono avviliti e costernati dalla notizia, e nella maggior parte dei casi è un sentimento vero, genuino, che ogni essere umano è portato a provare di fronte a un episodio drammatico di queste dimensioni. Perché anche un solo morto, è un morto di troppo. Anche un solo disperso, è un disperso che non deve esserci. Ci sono la condivisa contrizione e la diffusa tristezza, dunque. La condivisa presa di posizione istituzionale e le diffuse frasi di circostanza, non è un problema solo nostro, intervenga anche l’Europa, si faccia qualcosa, servono interventi concreti, il tutto condito da un po’ di politichese, che non fa mai male. C’è persino il cambio di palinsesto dei canali televisivi nazionali, perché un film come “Hannibal” non urti le sensibilità degli spettatori, come se non ci avessero già pensato le immagini dei telegiornali. Poi seguono, immancabili, le polemiche politiche. Un classico. L’opposizione che si scaglia contro la maggioranza, la maggioranza che dà la colpa all’opposizione, le urla, gli attacchi, gli insulti. E, perché no, anche le dichiarazioni fuori dalle righe, e l’indignazione per le dichiarazioni fuori dalle righe, e la contro-indignazione per l’indignazione per le dichiarazioni fuori dalle righe.

E avanti così, per qualche giorno, magari anche per oltre una settimana. Fino a quando la notizia, accompagnata sempre da tante belle parole e da altrettante polemiche, dalla prima pagina, passerà alla seconda, poi alla terza, quindi alla quarta, successivamente alla quinta, e così via, fino a sparire. Nel dimenticatoio, senza che se ne faccia nulla, senza che il problema sia seriamente affrontato, e soprattutto risolto. Come per la Shalabayeva, o per la Siria, o per qualsiasi altro fatto che, negli ultimi tempi, ha guadagnato prime pagine per giorni, salvo poi finire in secondo piano. Così, purtroppo, sarà probabilmente anche per l’orrore al largo delle coste italiane, e della tragedia di un fenomeno, che costringe un minuscolo isolotto di venti chilometri quadrati e di sei mila anime ad affrontare, nel completo abbandono, un problema più grande di lui, frutto di una inefficace politica italiana e internazionale.

Ci sarà lo sgomento. Poi il cordoglio. Poi le polemiche. Quindi l’oblio. Fino al prossimo barcone.

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