Le ArgonauticheGli italiani tra Priebke e Welby, come asini.

L’imbarazzante querelle nata intorno ai funerali di Erich Priebke è indice di quanto in Italia vi siano seri problemi di comprensione, da parte della gente “comune” e delle Istituzioni, anche delle...

L’imbarazzante querelle nata intorno ai funerali di Erich Priebke è indice di quanto in Italia vi siano seri problemi di comprensione, da parte della gente “comune” e delle Istituzioni, anche delle cose più banali e di quanto questa confusione, che già alberga nella maggior parte delle persone, sia fomentata ad arte per coprire magagne colossali.

Il problema in questione è nato lo scorso 11 ottobre quando il criminale di guerra Erich Priebke è morto. In principio sembrava che il funerale religioso sarebbe stato concesso.

In un’intervista al Corriere della Sera il presidente del pontificio Consiglio per i testi legislativi, card. Francesco Coccopalmerio, spiega che «ci può essere una tensione tra la misericordia, la comprensione di una persona nella sua soggettività e l’affermazione di una verità oggettiva». Per cui, «se una persona si comporta in modo negativo e contrario alla morale cristiana, ci si può regolare in due modi: affidarlo al giudizio di Dio, e concedere i funerale; oppure negarli per affermare il male del suo comportamento».

Sofismi a parte, concedere i funerali a questa persona sarebbe stato come ammettere Erich Priebke nel novero dei “buoni”, delle brave persone. Ma così non era, evidentemente, visto che non si è mai pentito pubblicamente di aver trucidato centinaia di persone durante la guerra, alle fosse Ardeatine e non solo. E quindi che fare? Con le telecamere puntate il Vicariato ha fatto clamorosamente marcia indietro: funerali religiosi negati, Herr Priebke.

Ma il problema è più profondo di quello che possa apparire. Recentemente Papa Francesco, rilasciando un’intervista a Sua Laica Eminenza Eugenio Scalfari, ha affermato e ribadito (in aperto contrasto con i Papi che lo hanno preceduto, ma questo è un altro discorso) che non esiste una legge morale oggettiva, se non quella scolpita nella coscienza degli uomini: “Ciascuno ha una sua idea del Bene e del Male e deve scegliere di seguire il Bene e combattere il Male come lui li concepisce. Basterebbe questo per migliorare il mondo”.

Dunque, se la coscienza di un nazista dice a una persona di uccidere per il bene della società che lui immagina, non si capisce quale problema ci possa essere al riguardo. La sua visione di “bene” è stata rispettata ed egli ha vissuto coerentemente con essa. Lapalissiano.

Ciò che sfugge è che la coscienza di un uomo può dire cose molto diverse, a seconda proprio del tipo di uomini che consideriamo, della loro storia, del modo in cui vivono. Ma in fondo, come dice lo stesso Papa Francesco: “chi siamo noi per poter giudicare?”. Dunque: perché vietare a Erich Priebke i funerali in chiesa?

Oppure esiste una morale oggettiva come dicevano i Papi prima di questo Papa che ha rivoluzionato il modo e le idee che avevano i Papi e che noi avevamo sui Papi? Confusione.

Insomma, da qualsiasi punto la si guardi, questa faccenda ha del paradossale e del grottesco, per via delle innumerevoli e irrisolte contraddizioni.

La più grande e colossale, quasi rimossa dalla coscienza collettiva, è collegabile proprio alla negazione dei funerali. L’ultima volta che è successo è stato per il caso di Piergiorgio Welby: una persona che ha lottato fino alla fine per vivere in modo dignitoso e che ha deciso di morire in modo altrettanto dignitoso per il riconoscimento del diritto all’eutanasia e al rifiuto dell’accanimento terapeutico.

Ovviamente in Italia è impossibile parlare seriamente di queste leggi, a causa delle barricate dei chierici e dei clericali (che fanno diventare anticlericali perfino il Papa, figurarsi noi), siano essi seduti in Parlamento oppure dietro le scrivanie da giornalisti, moralisti, pensatori.

Bene, anche a Welby sono stati negati i funerali perché si era tolto la vita, ridotto quasi allo stato vegetativo da una tremenda malattia degenerativa. Welby trattato come Erich Priebke, un criminale nazista.

Una sbalorditiva confusione sul tema quindi, generata non solo da chi si arroga il diritto di stabilire chi sta di qua e chi di là, chi è bravo e chi cattivo, chi può e chi non può, chi è nel giusto e chi no, ma anche da noi tutti che, come società italiana, continuiamo a dare credito illimitato e acritico a queste persone perlomeno un po’ confuse.

Confuse e irritanti come quei balordi divisi in due: da un lato quelli che hanno inneggiato e dall’altro quelli che hanno preso a calci e sputi il carro funebre di Priebke. Ad entrambi: se proprio avevate qualcosa da dire, non potevate andare a cercarlo di persona e dirgli tutto quando ancora respirava? Che senso ha farlo ora?

Nessuno. Come non c’è nessun senso a tutta questa storia.

In Italia non c’è un senso a molte cose. Regna la confusione e, nella confusione, chiunque per farsi sentire si scalcia.

Esattamente come fanno gli asini.

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