Se Giulio Cavalli è uno ‘scassaminchia’ come lo etichettò la mafia, allora, dobbiamo cercare un modo per esserlo un po’ tutti. Solidarietà a Giulio, al teatro e ad ogni medium che possa costruire una cultura antimafiosa. Anche il teatro oggi è un mezzo in grado di infastidire le mafie. Forse sottovalutato. Di nicchia, ombra della coccolata tv, dell’intramontabile radio e dell’ormai padre di tutti i media: internet.
Uno strumento concreto, se adoperato con ironia. Questa, infatti, è più potente e offensiva di qualsiasi minaccia o arma in mano alla criminalità. E Giulio ha sempre fatto dell’ironia l’ingrediente giusto per sorprendere il pubblico oltrepassando la sfera del savoir faire.
“Parlate della mafia. Parlatene alla radio, in televisione, sui giornali. Però parlatene”. Lo diceva il giudice Paolo Borsellino. Giulio Cavalli, attore lombardo sotto scorta, nel mirino delle ‘ndrine, ne parla col teatro, da sempre. E lo continuerà a fare nonostante le continue minacce e l’ultimissimo episodio del ritrovamento di una pistola carica nel suo giardino che ha comportato il rinvio dei due spettacoli tra Napoli e Caserta.
Vai Giulio. Tieni alta la testa e la schiena dritta.