Il giudizio su Mao è stato fissato ufficialmente dalla “Risoluzione di alcune questioni della storia del nostro partito dopo la fondazione della Repubblica popolare” approvata nel 1981 dalla VI sessione plenaria del Partito comunista cinese: “I suoi meriti occupano il primo posto, mentre i suoi errori non occupano che un posto secondario”. E tra questi ultimi c’è la “Rivoluzione culturale”. E ora, a richiamare al dibattito su questa dolorosa fase della storia della Cina contemporanea, arriva un intervista a Chen Xiaolu pubblicata sul Global Times, pubblicazione ufficiale legata al Quotidiano del Popolo.
L’ex guardia rossa Chen Xiaolu – un “principino” figlio del maresciallo dell’Esercito di Liberazione Popolare Chen Yi – ha chiesto pubblicamente scusa per la serie di abusi a quali il gruppo da lui guidato ha sottoposto insegnanti. Sull’onda del pentimento e del racconto delle violenze, il Global Times termina con questa riflessione: “Le autorità cinesi tempo fa hano ammesso, in termini generali, che la Rivoluzione Culturale è stata un disastro per la Cina. Tuttavia, non si è andati oltre un autoesame, salvo la riabilitazione dei nomi dei molti funzionari e persone che sono state ingiustamente lese.
Dopo la breve comparsa della “letteratura del trauma” che riflette sulla Rivoluzione Culturale, ci sono stati pochi libri, film o opere sulla Rivoluzione Culturale, e una discussione non approfondita su di essa nei mezzi di comunicazione. In particolare, non vi è stato un riesame ufficiale del ruolo del presidente Mao Zedong al di là della formulazione che Mao è stato per il 70% per cento corretto e il 30% sbagliato“.
E questo mentre si preparano le celebrazioni per il 120° anniversario della nascita di Mao.
Articolo già pubblicato su www.lantidiplomatico.it