A urne chiuseManifestare per la Costituzione non serve a nulla

Oggi, alle 14 di un tiepido autunno romano, prenderà il via la manifestazione "Costituzione: la via maestra", promossa dal nuovo soggetto politico di Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky e Maurizio ...

Oggi, alle 14 di un tiepido autunno romano, prenderà il via la manifestazione “Costituzione: la via maestra”, promossa dal nuovo soggetto politico di Stefano Rodotà, Gustavo Zagrebelsky e Maurizio Landini e a cui parteciperanno, tra gli altri, Don Ciotti, il Fatto quotidiano e il candidato segretario del PD Giuseppe Civati.

Si prevede una buona affluenza per il corteo, supportato da una rete di comitati sparsi sul territorio nazionale e da associazioni e personaggi del mondo dello spettacolo. Eppure, un’iniziativa che promuove «la difesa e l’attuazione della Carta costituzionale» presenta molte zone d’ombra, a partire dall’appello che ne racchiude le motivazioni. Vi si legge:

Si è fatta strada, non per caso e non innocentemente, l’idea che questa Costituzione sia superata; che essa impedisca l’ammodernamento del nostro Paese; che i diritti individuali e collettivi siano un freno allo sviluppo economico; che la solidarietà sia parola vuota; che i drammi e la disperazione di individui e famiglie siano un prezzo inevitabile da pagare; che la partecipazione politica e il Parlamento siano ostacoli; che il governo debba essere solo efficienza della politica economica al servizio degli investitori; che la vera costituzione sia, dunque, un’altra: sia il Diktat dei mercati al quale tutto il resto deve subordinarsi.

E ancora: «La difesa della Costituzione è dunque innanzitutto la promozione di un’idea di società». Il che è assurdo, perché sono la società e la politica a dover essere in grado di stendere la loro Carta fondamentale, non viceversa. E sicuramente alla «disperazione di individui e famiglie» non si fa fronte impedendo l’aggiornamento di un documento redatto settant’anni fa, in un milieu del tutto diverso. La Costituzione non è un monolite intoccabile, e fa bene, in questo senso, il premier Letta quando sostiene che «dobbiamo cambiarla perché oggi, rispetto alle esigenze della nostra società, abbiamo bisogno di istituzioni che decidono più democraticamente e rapidamente». Tra le necessarie modifiche – per cui sono stati (e saranno) interpellati tecnici, giuristi e studiosi di primo piano e provenienza bipartisan – si annoverano la riforma dei costi della politica, l’ottimizzazione della struttura parlamentare, la riforma del Titolo V e l’adeguamento dell’assetto politico-istituzionale del paese al contesto europeo.

Questo, ovviamente, per i promotori dell’odierno corteo è peggio del rumore di un gesso sfregato sulla lavagna. Il fatto che la Costituzione esattamente-così-com’è non sia una panacea contro la totalità dei mali del Paese non è contemplato e, per converso, se Napolitano apre alla possibilità di un’amnistia per le condizioni disumane in cui versano le carceri, sta certamente cercando di «andare oltre le sue prerogative costituzionali». La «Costituzione più bella del mondo» – come da slogan spesso ripetuto e mai appurato – da garante dei diritti diventa, per alcuni, clava di accuse e propaganda, un simulacro inviolabile dell’«idea di società» migliore.

Maurizio Landini.

Zagrebelsky, uno dei promotori dell’iniziativa, giorni fa su Micromega ha detto che «la Costituzione può guarire l’Italia». Verrebbe da esultare, se non fosse che, a scorrere la lista degli articoli, la stessa Micromega ha pubblicato un appello (firmato da Zagrebelsky, Barbara Spinelli e Paolo Flores D’Arcais, oggi tutti in prima fila a Roma) anti-amnistia dove si legge: «Diciamo no all’indulto+amnistia. E qualora il Parlamento lo volesse comunque votare, per evitare ogni sospetto di ricatto, chiediamo che siano esclusi tutti i reati per cui è condannato, imputato o indagato Silvio Berlusconi». Magari la Costituzione guarirà l’Italia, ma chi ci guarirà dagli effetti che i pasdaran della Costituzione hanno sulla discussione di temi che – forse – vanno oltre Berlusconi?

Landini, esponente di spicco del mondo sindacale, è invece la prova vivente della veridicità di un’altra tesi esposta nell’appello della manifestazione: «la vera costituzione» è un’altra: «il Diktat dei mercati». E questi mercati in Italia sono talmente infingardi e finalizzati alla delegittimazione dei diritti che, per fare un esempio, Alitalia la pagheremo di tasca nostra anche e soprattutto per l’onorevole lavoro svolto in materia dai sindacati.

Barbara Spinelli, dal canto suo, è fermamente convinta che la Carta costituzionale «sarà compiuta quando i suoi principi si estenderanno all’Europa». Dice bene Guido Vitiello sul Foglio di oggi:

Il rapporto di Libertà e Giustizia, MicroMega e affini con la Costituzione ricorda da vicino quello di Norman Bates con l’anziana madre in “Psyco”: un feticcio incartapecorito che li scruta dai piani alti dell’antica dimora, e a cui si volgono con un misto di devozione filiale e sottomissione masochistica. Davanti alla vecchia impagliata con le orbite vuote non sanno che dire, ammirati: “Sei la più bella del mondo, mamma”. La più bella e la più giovane, e guai a insinuare che forse la signora Bates mostra qualche segno di decomposizione.

A chi oggi sfilerà in buona fede e pensando di difendere le sorti del Paese mi corre l’obbligo di indirizzare una critica di fondo: le idee che si fanno strada «non per caso e non innocentemente» (sempre per citare l’appello dell’iniziativa), talvolta, sono quelle che dicono di essere l’esatto contrario.

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