Oggi è il 26 Ottobre e per qualcuno – napoletano, casertano o della provincia – questo è un giorno importante. Si scende in piazza contro i roghi tossici. Un appello lanciato settimane fa, dopo un lavoro di anni ed anni, dal blog Terra dei Fuochi e dal suo autore Angelo Ferrillo: facciamoci vedere, dobbiamo essere in 100 mila; basta lasciare la nostra Terra in mano a tutti questi politici ladri e corrotti. Dobbiamo farci vedere come cittadini senza colori, simboli e bandiere.
In tanti, tra persone “comuni” e VIP, hanno risposto a questo appello. In tanti si sono ritrovati con il messaggio di Angelo Ferrillo; e in tanti hanno accettato le sue condizioni (andare come persone, non appartenenti di comitati o di organizzazioni).
Il 16 Novembre è stata organizzata un’altra manifestazione. Una manifestazione che è stata lanciata prima di quella del 26 Ottobre. Una manifestazione pacifica e apartitica. Lo so io e lo sapete voi. È contro il biocidio e ha un obiettivo decisamente più ampio, più generale, che abbraccia non solo la Campania Felix ma tutta l’Italia. L’appello, prima ancora che ai cittadini, è stato fatto alle decine e decine di comitati che da anni lottano sul territorio, proponendo iniziative, marce e – ultime ma non ultime – soluzioni. Perché è questo quello che serve: un movimento informato e pieno di contenuti, con lo sguardo proiettato al futuro e non al solo giorno della manifestazione. Urlare consapevoli. Protestare coscienziosi. Sapere prima ancora di fare. È questo alla base di #fiumeinpiena. E guai a confonderlo con Terra dei Fuochi. Guai perché le cose non potrebbero essere più diverse e lontane. Guai perché gli stessi obiettivi, a lungo termine, sono diversi.
Angelo Ferrillo è il megafono di una rabbia e di un dolore che non hanno nome. #fiumeinpiena cerca di riunire, organizzare, istruire. Senza protagonismi. La coscienza del passato al servizio delle nuove generazioni. Il cittadino non semplicemente in movimento, ma informato. Non c’è lotta che resista se manca questo: se manca la partecipazione, l’informazione e se mancano i contenuti.
Spaccarsi in due, come ha scritto superficialmente qualche blogger, è stato necessario. E non per questo, però, insano. Nessuna delle due manifestazioni nega l’altra; nessuno degli organizzatori si è mai pronunciato contro gli altri. Andare oggi in piazza non esclude andarci di nuovo il 16 Novembre. Quello che conta, adesso, è parlare. Parlare, parlare e parlare. Perché ad uccidere, prima ancora dei roghi e degli sversamenti, dei fumi e dei veleni, è il silenzio. Il maledetto, assordante silenzio di chi non sa e non ha il coraggio di fare qualcosa.
Twitter: @jan_novantuno