Da casa a casaOltre a Wikileaks, una sfida in più per il giornalismo

FERRARA - I casi Wikileaks e Datagate hanno senza dubbio influenzato l'opinione pubblica delle maggiori potenze del mondo. E hanno comportato alcune contromisure non indifferenti. Hanno parlato di ...

FERRARA – I casi Wikileaks e Datagate hanno senza dubbio influenzato l’opinione pubblica delle maggiori potenze del mondo. E hanno comportato alcune contromisure non indifferenti. Hanno parlato di questo tema (ma non solo) due grandi direttori di testate internazionali, quali Stephen Engelberg (ProPublica) e Natalie Nougayrède (Le Monde), in occasione del festival di Internazionale, terminato oggi a Ferrara con un bilancio di oltre 62.500 presenze.

Fin da subito Engelberg non lascia scampo ad equivoci: «Gli americani sono abituati a rinunciare a parte delle proprie libertà in cambio di maggior sicurezza. Forse il terreno del cambiamento é proprio questo: la gente inizia a pensare che – se ci fosse un altro 11 settembre – potrebbe capire meglio quanto stia succedendo».

La Francia stessa non è stata risparmiata dalla eco di questa grande operazione, come spiega Natalie Nougayrède (prima donna della storia ad occupare la carica di direttore de Le Monde): «Anche in Francia ci sono persone che si lamentano dicendo “Non parliamo di queste cose per telefono: potremmo essere intercettati”». E, senza dimenticare un’esperienza che tutta la redazione dello storico quotidiano francese ha vissuto da vicino, racconta: «Alcuni nostri giornalisti sono stati sorvegliati dalle autorità; noi ci siamo opposti fortemente (anche a livello legale)», spiega, «Perché tutto questo mette in crisi la segretezza delle nostre fonti. É un attacco diretto alla libertà di informazione e alla capacità di fare liberamente il proprio mestiere».

Tutti questi cambiamenti stanno avvenendo nel bel mezzo di una rivoluzione digitale, che ha obbligato giornali di tutto il mondo ad un adattamento sul web. Ormai molti anni fa, Gramsci diceva che «la crisi é quando il vecchio muore, il giovane esita a nascere». In effetti, sembra di trovarsi in un momento di transizione infinita, nel quale la carta continua a vendere (anche se sempre meno), rimanendo la principale fonte di guadagno dei giornali, e il web non smette di bussare alle porte delle redazioni di tutto il mondo, chiedendo di essere accolto, capito, plasmato. A proposito di questo, Natalie Nougayrède racconta: «Le Monde è un giornale multimediale già da alcuni anni. La sfida che abbiamo accolto è quella di adattare il nostro modo di informare i nostri lettori con nuovi format consentiti da internet», spiega, «Nel nostro sito siamo arrivati a 10 milioni di visite al giorno». Risultato, questo, che la autorizza a puntare ad un nuovo obiettivo: «Vogliamo diventare il primo sito francese di informazione».

Ma c’è chi, come Stephen Engelberg, ha approfittato di questo momento di forte transizione per costruire qualcosa di nuovo ed innovativo: il quotidiano ProPublica nasce nel 2007, “rubando” giornalisti già professionisti dalle redazioni tradizionali per portarli ad una realtà esclusivamente digitale. Lo stesso Engelberg racconta: «Internet dà e allo stesso tempo ruba qualcosa al giornalismo. Ha tolto la principale fonte di sostentamento dei giornali (io personalmente non mi sono mai preoccupato di trovare fondi) ma, in compenso, ha creato una dinamicità nella notizia stessa». Contenuti dati a disposizione dei lettori che, in questo “nuovo rapporto” con i giornalisti, hanno un ruolo molto più attivo. È questo uno dei punti sui quali ha successo il giornalismo investigativo che propone ProPublica: «Vogliamo divenire artefici di un giornalismo che crei cambiamento», spiega, «Quando selezioniamo delle storie, cerchiamo di fare qualcosa che altri media non fanno, sfruttando la grande potenzialità del web».

Fare tutto questo, però, costa. E non poco. «Il giornalismo di qualità ha un suo prezzo, ma aldilà di tutto bisogna mettere al centro di tutto la propria indipendenza, cercando finanziamenti pubblici o rivolgendosi ad azionisti privati, come abbiamo fatto nel 2008», racconta la direttrice di Le Monde nel pienissimo Teatro Comunale, «Ma il nostro codice deontologico ci dice che i nostri azionisti non hanno voce in capitolo sui contenuti editoriali. Uno dei miei ruoli è quello di arrivare ad avere la più totale fiducia dei nostri lettori, garantendo questa indipendenza».

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