Devo confessare che i miei sentimenti verso la democrazia cristiana sono stati alterni e contraddittori perché, in un lontano passato, preso dalla passione ancora giovanile, fui sentito gridare nel consiglio provinciale “non vogliamo morire democristiani”. Infatti non morimmo, anche se ci siamo andati vicino, ma morì la DC perlomeno da un punto di vista formale. Poi col tempo rimpiansi, come molti, le caratteristiche intellettuali della DC e di gran parte della sua migliore classe dirigente nonché il suo ruolo di mediazione politica e sociale.
Oggi mi trovo ad assistere alla prepotente nascita della nuova DC e vedo, seduti accanto nel governo così detto “alfetta”, due giovani democristiani che dialogano prudentemente con un altro giovane democristiano, oggi sindaco di Firenze, che sarà probabilmente il capo del Pd. I più autorevoli scissionisti del Pdl, Formigoni e Giovanardi, sono di antica e consolidata scuola democristiana. Quanto a Scelta Civica, il partito di centro, è già dichiaratamente democristiano, persino nel modo di vestire. Tutti costoro sembra tendano a riunificarsi e sembrano sentire come ne “Il richiamo della foresta di Jack London” un ululato lontano, poi sempre più forte che li porta a unirsi, però non all’opposizione.
La nascita della nuova DC si caratterizza anche per avere una classe dirigente rinnovata, con un linguaggio giovanile seppur contenuto. C’è insomma quel tanto di oratorio che non permette proprio la parolaccia. Sui temi non negoziabili le parole del Papa rendono tutto più facile: insomma, si va verso un destino scudo-crociato?
Allora, dopo tante insofferenze giovanili e rimpianti senili vorrà dire che effettivamente moriremo democristiani.
4 Ottobre 2013