Le autorità bosniache pubblicano i primi dati del censimento, il primo dalla fine della guerra (l’ultimo, come noto, si era avuto nel 1991, quando Sarajevo non si era ancora resa indipendente dalla Jugoslavia). Le statistiche non rendono nota la composizione etnica del paese (nelle ultime settimane, partiti e associazioni hanno sciorinato le ‘proprie’ statistiche circa la presenza dei vari gruppi nazionali in Bosnia Erzegovina, ma si tratta regolarmente di illazioni senza nessun tipo di fondamento) né ulteriori dati sulle loro caratteristiche economiche, ma si ‘limitano’, per il momento, a quantificare gli abitanti del paese secondo la propria area di residenza.
Per avere una fotografia completa della popolazione bosniaca occorrerà attendere ancora un anno e mezzo. Per il momento, però, è già possibile quantificare quella che il periodico bosniaco ‘Slobodna Bosna’ ha definito, dati alla mano, «la più grande catastrofe demografica nella storia del paese», e che è costata, in un ventennio, quasi seicentomila abitanti. La popolazione bosniaca è, oggi, infatti solamente di 3.791.622 abitanti (e le prospettive non sono rosee: secondo un rapporto dell’ONU, essa finirà per dimezzarsi nell’arco dei prossimi cinquant’anni): più o meno il livello che essa aveva raggiunto nel 1971.
Dal punto di vista demografico, insomma, la Bosnia Erzegovina ha perso quarant’anni. Nel territorio che corrisponde alla Sarajevo d’anteguerra vivono oggi, sempre secondo le stime riportate da ‘Slobodna Bosna’ 504.000 persone, ovvero circa 22.000 in meno che nel 1991. Nell’attesa dei dati più completi, queste sono state le variazioni di abitanti nelle altre principali aree urbane bosniache, in ordine di popolazione.