Alla festa della Zucca di Pecorara tutto è apparso improvvisamente molto chiaro. Sarà forse stato il luogo o la lucidità di ragionamenti di Umberto Bossi e dei suoi commensali, non so ma sta di fatto che già lì era certa la candidatura del Capo alla segreteria federale leghista.
A Pecorara persino l’algido o timido, che dir si voglia, Giulio Tremonti all’alba delle due del mattino si lascia andare, prima ballando con “l’Angela Merkel de noi altri”, poi tenendo il tempo a mo’ di bassista durante tutte le canzoni popolari che si susseguono, infine tentando di frapporsi in tutti i modi all’abbraccio di commiato tra Bossi e “l’Angela”…
Il luogo: spartano ma caldo e confortevole, ricorda i presidi dei lavoratori per salvare le fabbriche dalla chiusura, quando si accende un fuoco, le famiglie si organizzano per non rimanere senza cibo e si passa la notte tutti insieme a cantare con la consapevolezza che bisogna resistere perché certamente c’è qualcuno che sta lavorando e brigando per creare le condizioni di un progetto più ampio capace di unire tutti gli attori in gioco e salvare fabbrica e lavoro.
Sì, la sensazione a Pecorara era esattamente questa, dove al posto di fabbrica e lavoro ci sono un’intuizione politica nata 20 anni fa e tutte le persone che ancora oggi ci credono e sono legate l’una all’altra da un comune sentire.
Arrivo che Matteo Salvini è da poco andato via, ha fatto il pontiere mi dicono, o almeno ci ha provato. Già perché arrivando da Ziano, l’altra festa della Zucca leghista mai esistita sino all’anno 2013, la differenza dell’atmosfera è palpabile: là una festa dove il cibo è affidato ad un servizio catering esterno.
Feste padane entrambe, in ogni caso. Quelle stesse feste, cene e gazebo settimanali che tutti invidiano ancora alla Lega Nord, e invidiano queste non la piattaforma integrata per tutti i siti delle sezioni locali (che pure rappresenta una bella voce di spesa per il bilancio leghista ancora sotto “spending-review”).
Matteo Salvini è arrivato a Pecorara, ha abbracciato e salutato Umberto Bossi, ha fatto le foto con i media ma non ha detto se questa sua unità preveda l’annullamento del provvedimento emiliano di sospensione a carico di Massimo Polledri e company, per la cronaca: gli organizzatori della festa.
Matteo Salvini è certo in queste ultime ore: “La questione Lancini è un attacco bello e buono alla Lega”, vedremo, la giustizia farà il suo corso, ma non era altrettanto e inspiegabilmente certo quando si è dimessa Monica Rizzi o quando non si decise il rimpasto di Giunta in Lombardia mandando a casa gli assessori leghisti che di tutto quel caos di un anno fa nulla certo centravano: a casa Bresciani, Belotti, De Capitani, Monica Rizzi e pure quel Davide Boni che è ancora lì dopo oltre 375 giorni; a casa anche tutti i consiglieri regionali della precedente tornata, ma non chi indicava al gruppo regole e modalità dei rimborsi.
Matteo Salvini dice: “ La Lega non si tocca” ma non dice se la sua unità comprenda oltre ai nuovi tesserati che Tosi ha richiamato in Lega o “ai SOM spuntati improvvisamente a Mantova” come di ce qualcuno, anche il numero esorbitante (oltre il centinaio) di militanti espulsi o declassati in Veneto non per problemi giudiziari ma per nodi politici irrisolti, e cioè se la linea politica di Salvini sia quella di Tosi per l’Italia intera che addirittura del Bel Paese vuol fare il Premier, o la Padania come recita, ebbene sì ancora oggi, lo statuto del movimento.
Umberto Bossi, è vero, si candida per salvare la Lega Nord, non per unirla.
Umberto Bossi ha capito chiaramente che questo è il congresso delle scelte politiche, dove i giochini di sponda interna nulla possono: è ancora la Lega per l’indipendenza della Padania, il Federalismo fiscale, l’Europa dei popoli o quello slogan Prima Il Nord prepara ad una trasformazione ineluttabile?
Umberto Bossi ha capito che bisogna recuperare gli errori compiuti su Milano quando tra Roma, Milano e la Giunta Regionale guidata, per la Lega, da Andrea Gibelli si approvarono le norme per l’assegnazione delle case popolari ai rom fuori dalle graduatorie.
Umberto Bossi ha capito non solo che tra Amministrative ed Europee c’è in gioco la sussistenza vera e propria della Lega, ma che l’anno dopo vanno al voto Veneto e Piemonte e che certo in Veneto, nonostante il cambio di passo impresso da Zaia all’azione di governo (partecipate, case popolari e infrastrutture), la situazione organizzativa complessiva di tesserati e sezioni commissariate non sono un bel campanello, così come i sempre più frequenti e recenti attacchi al Tosi Sindaco.
Umberto Bossi ha capito che se in Lega si ripropongono situazioni come quelle in Toscana, un problema più che serio c’è. E purtroppo, pare, si ripropongano.
A Mantova oltre 100 militanti (e il numero aumenta giorno dopo giorno) stanno rilasciando spontaneamente la tessera per la gestione “confusa” del congresso locale, e sempre lì uomini nelle istituzioni nei comuni e in provincia abbandonano il gruppo della Lega; solo nella circoscrizione leghista dell’alto mantovano, una delle 4 esistenti, alle elezioni regionali si è preso il oltre 44% del totale dei voti provinciali andati alla Lega; sempre a Mantova e sempre nella stessa circoscrizione in poco tempo si è passati da 8 a 14 sezioni aperte (e mantenute economicamente grazie all’autofinanziamento delle feste e dei militanti) e altre 3 dovevano aprirsi nei prossimi mesi, ma i militanti non ne vogliono più sapere. A Mantova quella circoscrizione è il merito (ndr. nelle altre circoscrizioni nessuna nuova sezione, ma anzi due chiuse) di cui forse parlava Maroni un anno e mezzo fa, ma a conti fatti oggi quella circoscrizione non ha rappresentanza né in regione né in parlamento né nel partito.
A Mantova, è bene che Salvini lo sappia, l’avvocato per ogni Provincia da lui voluto all’ultimo congresso nazionale per dare assistenza gratuita ai militanti, ha appena inviato ai leghisti che protestano, la parcella di quanto secondo lui dovuto. E non servirà oggi dire commissario se mi votate, la frittata è fatta.
Umberto Bossi dice il vero, lui si candida per salvare la Lega Nord, non per unirla. A unirla probabilmente ci può riuscire solo una persona.