Asia FilesIl caso dell’arresto di un politico giapponese in Cina

L'arresto in Cina di un politico locale giapponese rischia di complicare ulteriormente i rapporti già tesi tra Pechino e Tokyo. Takuma Sakuragi, componente dell'assemblea municipale di Inazawa, è ...

L’arresto in Cina di un politico locale giapponese rischia di complicare ulteriormente i rapporti già tesi tra Pechino e Tokyo. Takuma Sakuragi, componente dell’assemblea municipale di Inazawa, è stato fermato all’aeroporto di Guangzhou con 3,3 chili di non meglio precisate “droghe stimolanti”. La conferma della detenzione è stata data dal portavoce del ministero degli Esteri cinese, Hong Lei.

Secondo la ricostruzione il politico di 70 anni era in Cina per un viaggio di lavoro. Tra gli incontri c’è anche quello con un uomo d’affari nigeriano che gli avrebbe consegnato la valigetta incriminata, il cui contenuto sarebbero dovute essere scarpe, come riferisce il Japan Times.

Sakuragi si trova invece agli arresti dallo scorso 31 ottobre. A complicare il caso contribuiscono almeno due fattori. Il primo lo ricorda The Diplomat: la severità cinese in materia di legislazione sulle droghe. Considerata la quantità trovata nella valigetta rischio la condanna a morte. In questi giorni si è discusso molto sulla riduzione dei crimini per cui è prevista la pena capitale, decisa dal terzo plenum del diciottesimo comitato centrale del Partito comunista. Ma ancora non si sa niente di più preciso. Il magazine australiano cita i casi di stranieri, soprattutto originari della Africa e del Sudest asiatico giustiziati per traffico di droga, tra loro anche quattro giapponesi nel 2010. L’anno prima c’era stata la mobilitazione contro l’esecuzione di un cittadino britannico, sempre per traffico di droga.

Il secondo fattore sono le posizioni politiche di Sakuragi, considerato un esponente della linea dura nelle dispute territoriali contro Cina e Corea del Sud. La contesa attorno alle isole Diaoyu, o Senkaku, a seconda che si usi la denominazione cinese o giapponese, è diventato il maggior punto di scontro nelle relazioni tra Pechino e Tokyo, in particolare per la decisione nipponica di nazionalizzare di fatto alcune degli isolotti contesi acquistandoli dai proprietari privati a settembre di un anno fa. Da allora c’è stato un susseguirsi di provocazioni attorno alle acque contese, con navette di sorveglianza, caccia alzatisi in volo e con la propensione ad aumentare le spese militari. Come ipotizza un socio di Sakuragi, intervistato dall’agenzia Jiji Press: “dietro il caso potrebbe esserci un risvolto politico”.

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