Popolo Viola e forzisti: due facce della stessa medaglia; due facce dell’Italia che in questi venti anni si è divisa, ha litigato e combattuto per difendere o attaccare Silvio Berlusconi. I protagonisti della giornata di ieri sono anche loro, quelli che non possono fare a meno del Cavaliere, nel bene e nel male.
Se in via del Plebiscito c’era il popolo (3000 al massimo) di Forza Italia, in un altro punto della capitale c’erano i residuati bellici del Popolo Viola – una ventina -, il movimento un po’ dipietrista, un po’ grillino, la cui Bibbia è Il Fatto Quotidiano, che crede di conoscere la verità assoluta, di leggere e seguire la stampa libera, che ha fatto dell’antiberlusconismo militante la propria ragione di vita.
La base di Forza Italia – formata in maggioranza da over 60 – e gli antiberlusconiani “a prescindere”, sono i migliori interpreti del referendum che ha animato il dibattito politico del nostro Paese negli ultimi vent’anni. Chi si aspettava che terminasse l’era del “Berlusconi sì/Berlusconi no”, metta l’anima in pace. Lo scontro si radicalizzerà ancor di più di quanto non lo sia stato fino ad ora: Berlusconi non ha più alcun vincolo istituzionale e gli antiberlusconiani saranno sempre pronti a rincorrerlo, incapaci di proporre un’alternativa politica e culturale credibile. Stiano tranquilli anche Santoro, Vauro e Travaglio: continueranno ad essere occupati (ahinoi) e per la felicità dei manettari e giustizialisti.
Una cosa è sicura: ora arriva il periodo più difficile degli ultimi vent’anni; destra e sinistra dovranno provare a lasciare da parte il cittadino Berlusconi, per dei motivi semplicissimi. A destra dovranno ricostruire un mondo prima culturale e poi politico; un mondo che dovrà riscoprire le vere istanze liberali e democratiche, magari andando a lezioni di storia prendendo esempio da Einaudi e la Thatcher. A sinistra dovranno mettere da parte l’antiberlusconismo militante, quello che non ha permesso al centrosinistra di contare su maggioranze capaci di reggere un governo; ci hanno provato nel 2006, ma sappiamo come andò a finire, considerate le presenze estremiste nell’Unione.
Insomma, chi sperava che il 27 novembre 2013 si sarebbe chiusa un’epoca sperava male. La strada da fare è ancora lunga e la luce in fondo al tunnel non si intravede. Ergo prepariamoci ad una campagna elettorale durissima, che avrà come oggetto il solito referendum su Berlusconi, nello stesso tempo in cui l’Italia sprofonda nel baratro e la strada delle riforme non è stata imboccata.