Il vuoto che avanza. Un alieno rispetto al partito. Il politico dei pensierini. Queste sono soltanto alcune delle critiche che sono state e sono tuttora mosse nei confronti di Matteo Renzi, uno dei tre candidati in corsa per le primarie del PD dell’8 dicembre e da tutti indicato come il probabile vincitore.
E’ davvero così?
La rivoluzione linguistica è certamente una delle novità di Renzi. Anche per questo l’analisi della cloud relativa al suo documento congressuale – tratta da Voleteilmiovoto con la collaborazione di Buzzdetector – rivela prospettive interessanti.
In primo luogo, ritornano in quantità alcune parole chiave che fanno riferimento al partito. E con la stessa frequenza riscontrata nel discorso del concorrente principale, Gianni Cuperlo (di cui abbiamo scritto qui). Si tratta del trittico Partito-Pd-Politica. Una spia importante di un’attenzione rinnovata da parte di chi – presentatosi come rottamatore – era stato additato come estraneo al corpo tradizionale del partito. Con questo documento – e con la disponibilità a correre per la segreteria – il discorso di Matteo Renzi deve rimettere al centro il partito.
Si tratta, però, di un partito completamente diverso da quello che hanno in mente gli altri candidati. Un partito fatto di amministratori locali, circoli e parlamentari (non dominato, dunque, dai funzionari): le tre basi sulle quali costruire l’agenda e la forza del leader.
Un partito saldamente ancorato ad una vocazione maggioritaria. Con l’idea di parlare a tutti, non soltanto ad una ‘comunità’ chiusa di sinistra classica: “Tra di noi abbiamo spesso dato l’idea di essere interessati a parlare soprattutto a chi c’era già: non basta più, se mai è bastato. Non parliamo solo ai gloriosi reduci di lunghe stagioni del passato. Vogliamo parlare a chi c’era, e coinvolgerlo. Ma anche a chi non c’era, a chi ci sarà, a chi ci potrebbe essere se solo fossimo capaci di generare apertura e di lasciarci ispirati dalla curiosità. Il PD deve accogliere le speranze tradite di chi ha creduto in un progetto – diverso dal nostro, certo – che poi ha fallito: le speranze delle persone non hanno bollini, non hanno etichette. Hanno bisogno di risposte. Il PD deve essere spalancato alla curiosità, non rinchiuso nelle proprie certezze”.
Un partito aperto, insomma, perché capace di comunicare e di raggiungere nuovi target di elettori. Tra questi, per esempio, ci sono anche le aziende e gli imprenditori. Soggetti che trovano ampio spazio nel documento. E che certamente costruiscono l’immagine di un partito che vuole allargare la platea della rappresentanza.
Per raggiungere questo obiettivo, però, il partito deve cambiare verso. Uno slogan, certo. Ma anche una coppia di termini ricorrente che stabilisce priorità e sfide.
Tra queste, per esempio, quelle incarnate in parole chiave come trasparenza-comunicazione-bipolarismo. “Noi crediamo nel bipolarismo e nell’alternanza. Pensiamo che le larghe intese siano una faticosa eccezione, non la regola”, si spiega nel documento. E ancora: “La legge elettorale che proponiamo ai cittadini nelle primarie dell’8 dicembre è una legge che sia chiara, che faccia sapere subito chi ha vinto e chi ha perso, che garantisca a chi ha vinto di poter fare, a chi ha perso di controllare e soprattutto ai cittadini di giudicare. Una legge elettorale che tolga gli alibi a chi governa “non mi hanno fatto lavorare” e che restituisca ai cittadini il sacrosanto diritto di scegliere a chi affidare i propri sogni, le proprie speranze, i propri progetti”.
I temi della trasparenza e della semplificazione ritornano con forza in un paragrafo fortemente programmatico: “semplicità, chiarezza, trasparenza. Sono concetti abusati nel dibattito, poco usati nella pratica. La rivoluzione digitale e l’accessibilità alla rete possono essere una parte della soluzione, solo a condizione di modificare la mentalità dei dirigenti pubblici. Mettere online tutte le spese dello Stato e di tutte le amministrazioni locali consente un controllo costante dell’opinione pubblica. Per essere credibili, però, dobbiamo iniziare da noi stessi. Dai nostri comuni, dalle nostre Inseguire la semplicità significa che il PD proporrà progetti di riforma sul fisco, sulla giustizia e sulla pubblica amministrazione, discussi in tempi certi con i circoli, con gli amministratori, con i parlamentari e aperti alla discussione tramite vecchi canali e nuove tecnologie. Partendo dal presupposto di uno Stato che cerca di lasciare liberi i cittadini”.
La responsabilità è grande, insomma: dopo anni di confusione e immobilismo, i cittadini italiani attendono grandi trasformazioni. Le scelte semantiche e linguistiche del documento di Matteo Renzi trasmettono proprio questa promessa. Ecco perché il tradimento o il fallimento di tale promessa sarebbero ben più gravi di quelli dei suoi avversari.