Gli autobus sono tornati a circolare per le vie della Superba. Quelle che qualcuno, scomodando un illustre precedente, ha definito “le cinque giornate di Genova”, sono ormai alle spalle, grazie all’accordo raggiunto sabato, che ha così messo fine allo sciopero selvaggio di Amt – Azienda Mobilità e Trasporti, municipalizzata che si occupa di trasporti pubblici nel capoluogo ligure – che paralizzava l’intera città. Cinque giornate di protesta, cinque giornate di trattativa, cinque giornate di cittadini rimasti a piedi. Una protesta che ha guadagnato l’onore delle cronache nazionali, e che fa ancora discutere. A manifestazione finita, ad accordo trovato, ecco chi sono coloro che – secondo il modesto e personale avviso di chi scrive, s’intende – sono gli winners & losers delle Cinque Giornate di Genova. Ovvero, chi ha “vinto” e chi, invece, ha “perso”.
WINNERS
* La stampa locale: dal Secolo XIX al Corriere Mercantile, passando per le redazioni in loco di Giornale e Repubblica, da Primocanale a TeleNord, senza dimenticare le radio e anche Genova24.it e l’informazione online. Se i Marines degli Stati Uniti sono i “first to fight”, cioè i primi a combattere, i battaglioni della stampa locale, regionale, cittadina di Genova e della Liguria sono stati i primi a intervenire, i primi a dare le notizie, e hanno offerto una copertura a 360° delle vicende, raccontando i punti di vista dei protagonisti e della gente comune, riportando la voce dei lavoratori e delle istituzioni, dei sindacati e delle associazioni, oltre che di tutte le forze politiche. Un ottimo servizio. Anzi, un servizio pubblico, sulla interruzione di pubblico servizio.
* Claudio Burlando: con un tweet in dialetto genovese diventato popolarissimo (“Come diceva Paride: U purpu u l’e cottu”, storica frase di Paride Batini, leggendario leader Culmv, al termine dello sciopero del 1989), il Governatore ligure ha annunciato il raggiungimento dell’accordo per AMT in Prefettura. Il Presidente della Regione era stato inizialmente affiancato al Sindaco Marco Doria e all’Amministrazione Comunale di Genova, come oggetto delle critiche dei manifestanti. È stato chiamato in causa, non si è tirato indietro e, dal punto di vista dell’immagine, il suo intervento è risultato come risolutivo. Non solo: ad accordo trovato, ha anche avuto modo di: criticare Grillo; controbattere al Ministro Maurizio Lupi; commentare sarcasticamente – a conferma del suo buon umore – l’impresa del “suo” Genoa a San Siro col Milan.
*L’opposizione: quando migliaia di persone marciano e manifestano chiedendo le dimissioni del sindaco, per l’opposizione è tutto grasso che cola. Nei cinque giorni di stop al trasporto pubblico, la minoranza che siede in Consiglio Comunale, e tutte le forze politiche di centrodestra e di centro che si oppongono al Sindaco Marco Doria e alla sua coalizione del centrosinistra, hanno ovviamente avuto gioco facile. Per loro, è bastato seguire la massima di Sun Tzu e restare seduti sulla riva del fiume, osservando la battaglia – per alcuni, “tutta interna alla sinistra” – che si consumava tra lavoratori/sindacati e amministrazione, nonché utilizzando ogni occasione utile, come hanno fatto Lega Nord e PdL/Fi, per attaccare primo cittadino, giunta, maggioranza, dirigenti di partito.
* I lavoratori AMT: per cinque giorni, di fatto, i manifestanti hanno avuto in mano Genova, un capoluogo di regione e una delle più importanti città in Italia. Hanno dato vita a uno sciopero selvaggio, lasciando un comune di quasi 600 mila abitanti privo di trasporto pubblico. “Chi più ha urlato, più ha ottenuto”, titolava un editoriale firmato da Carlo Stagnaro sul Secolo XIX di domenica. Non volevano la privatizzazione, e privatizzazione non è stata. Volevano che le istituzioni si sedessero al tavolo delle trattative, e le istituzioni si sono sedute al tavolo delle trattative. Si è anche trovato un accordo. Che sia un capestro, o un “tapullo”, ligure per soluzione improvvisata, poco stabile e del tutto provvisoria, è probabilmente secondario.
LOSERS
* La stampa nazionale: too little, too late. Troppo poco, troppo tardi. Come lamentato da qualcuno, salvo alcune fortunate eccezioni, i media nazionali si sono accorti di Genova solo a scoppio ritardato. La notizia è stata dapprima ignorata, sottovalutata, o relegata in pagine lontane dalle prime, e con spazi comunque esigui. Molta curiosità è giunta, purtroppo/per fortuna, con la breve discesa in campo di Beppe Grillo. L’attenzione al caso è infine arrivata, ma solo in prossimità della conclusione della protesta.
* Marco Doria: il Sindaco “arancione” che, come i colleghi Pisapia a Milano e De Magistris a Napoli, si era affermato sull’onda dell’entusiasmo popolare per rappresentare il simbolo di una “nuova sinistra”, ha subito la contestazione più dura, dal giorno del suo insediamento. Le proteste sono state feroci – compresa la inqualificabile aggressione ai suoi danni, durante l’occupazione del consiglio comunale – non da meno le critiche di lavoratori, sindacati, forze politiche e persino cittadini, i quali, piuttosto che puntare il dito contro Amt, spesso e volentieri hanno avuto da ridire sulla gestione della vicenda da parte dell’amministrazione comunale. All’inizio apparentemente a favore della privatizzazione, quindi fortemente contro, all’opinione pubblica è apparso debole, titubante e incerto, travolto dall’evolversi degli eventi, di cui mai ha avuto il controllo. L’intervento di Burlando e della Regione è stato quasi salvifico. E affermare che “Si sarebbe potuti arrivare a questo accordo senza un solo giorno di sciopero” non ha di certo migliorato la sua posizione. Anzi.
* Beppe Grillo: una meteora. È arrivato in città a bordo di uno scooter – percorrendo poca strada, da Sant’Ilario. Ha valutato la situazione e provato ad aggiungersi alla protesta, ripetendo le esatte parole utilizzate dal sindacalista di Faisa-Cisal Andrea Gatto, “Genova scintilla di un incendio che si espanderà all’Italia”. Si era unito al corteo, anche se alcuni autisti Amt hanno chiesto ai politici di non strumentalizzare la loro battaglia. Poi alcune testate – tra cui La Stampa, edizione nazionale – hanno evidenziato come Parma (amministrata dal M5S) stia puntando sulla privatizzazione del trasporto pubblico, la stessa privatizzazione contro cui marciava Grillo a Genova. Qualche giornalista locale, su Twitter, si è invece domandato “quando è stata l’ultima volta che Grillo ha preso un autobus a Genova”. Il giorno dopo del blitz dell’ex comico, è stato trovato l’accordo. “Grillo ha provato a usare Genova, voleva ripartire dal ‘caso Genova’ per trovare nuova linfa per il suo movimento. Aveva bisogno di nuova rabbia. Invece ha trovato sul suo percorso la politica che trova risposte e soluzioni ai problemi, la politica seria e sgobbona”, ha commentato il Governatore ligure Burlando.
* Il Governo Letta: “Il Governo ha trascurato Genova”, ha tuonato il Senatore Maurizio Rossi, eletto come indipendente tra le fila di Scelta Civica in Liguria, che ha affermato di aver tentato di informare l’esecutivo sulla situazione, non ricevendo alcuna risposta. In effetti, per cinque giorni la voce del Governo Letta non si è fatta sentire. Salvo giungere nel fine settimana, con le parole al Secolo XIX del Ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, il quale ha definito come “inevitabile” il ricorso ai privati. Una dichiarazione che, a prescindere dal merito, a poche ore dalla fine delle protesta anti-privatizzazione, rientra nella categoria “parlare di corda in casa dell’impiccato”. Ha aggiunto il Senatore Rossi: “Devo dire grazie a Beppe Grillo, che scendendo in piazza ha fatto di Amt e di Genova un caso nazionale: non ne condivido certo le posizioni populiste, ma la sua discesa in piazza ha provocato l’attenzione della grande informazione nazionale, che nei giorni precedenti era stata molto più tiepida. I suoi strali hanno fatto centro, mentre il mio tentativo di seguire il percorso istituzionale è rimasto inascoltato”.
* Amt: l’accordo è stato trovato, dopo una lunga trattativa. Ma, stranamente, nessuno sembra accennare a un brindisi. Il titolo di apertura del Secolo XIX di domenica la dice lunga: “I bus ripartono, l’Amt no”. Sono molti, infatti, gli interrogativi che accompagnano l’intesa. A cominciare dagli stessi lavoratori, buona parte dei quali non sembrava essere d’accordo con la soluzione ipotizzata. Più che risolvere i problemi, l’impressione iniziale della quasi unanimità dei commentatori è che l’accordo li rinvii al prossimo futuro. Insomma, tutto risolto, o quasi, ma solo per qualche mese.
* I genovesi: ok, le difficoltà dei lavoratori, la crisi, le manifestazioni, le istituzioni, i sindacati, e chi più ne ha, più ne metta. Ma le prime, vere, vittime delle Cinque Giornate di Genova sono, più di ogni altro, gli stessi genovesi. I genovesi che, per cinque giorni, non hanno potuto utilizzare i mezzi pubblici. I genovesi che non hanno potuto prendere l’autobus, perché l’autobus non c’era. E che non sono potuti salire neppure sul mezzo “di solidarietà” istituito da AdiConsum per le fasce protette, perché i manifestanti lo hanno bloccato. I genovesi che hanno dovuto spostarsi a piedi, in taxi, con altre soluzioni. I genovesi che sono arrivati in ritardo, o che non sono proprio arrivati. I genovesi con difficoltà a deambulare, i diversamente abili, e quelli che avevano visite mediche prenotate da mesi dall’altra parte della città. I genovesi, insomma, che pagano le tasse per avere un servizio e che, per cinque giorni, quel servizio non l’hanno avuto.