Parlare con i limoniLettera alla ragazza che si è ribellata ai bulli

Cara ragazza di Verona, per prima cosa scusa se ti chiamo così ma non so il tuo nome. I giornali, una volta tanto hanno avuto pudore e non l’hanno riportato. Hanno però raccontato la tua storia. O...

Cara ragazza di Verona, per prima cosa scusa se ti chiamo così ma non so il tuo nome. I giornali, una volta tanto hanno avuto pudore e non l’hanno riportato. Hanno però raccontato la tua storia.

Ogni mattina, sull’autobus che ti porta a scuola un gruppo di idioti disturbava, urlava e prendeva in giro gli altri passeggeri. Quando è toccato a te, hai protestato e difeso la tua dignità. I bulli non hanno retto all’affronto, hanno visto il loro potere vacillare e hanno deciso di difendere la loro piccola dittatura. Scesi dalla corriera, ti hanno rincorsa, ti hanno spintonata, ti hanno tirato i capelli, ti hanno preso a calci, ti hanno graffiato il viso. Ti avevano avvertito su Facebook che non dovevi rompere, che dovevi sottostare alla legge del branco, alla prepotenza del più forte.

Dopo le botte li hai denunciati ai carabinieri e le forze dell’ordine hanno fatto il loro dovere. Ora sarà la giustizia a decidere come recuperare le cinque ragazzine e un maschio che ti hanno aggredito. Chissà se troveranno il modo di recuperare anche i loro genitori che ora li staranno difendendo e giustificando…

Ma della sorte non m’importa più di tanto e non mi chiedo, neanche, dove fossero i grandi sul quel bus o mentre ti picchiavano ai giardini. Come dicevo, questa lettera è dedicata a te.

Non so se la leggerai mai, ma vorrei che ti arrivasse il mio abbraccio forte. Suppongo che ne avrai bisogno. Sei stata grande, coraggiosa, bellissima. Immagino l’attimo in cui è scattata la ribellione. Avrai pensato di sopportare ancora una volta, di ingoiare quel rospo, al maledetto quieto vivere, alla brava gente che ti consiglia di star con la testa bassa e lamentarti solo quando non ti sente nessuno. Così dicono non avrai problemi. E poi, nello stesso secondo, avrai sentito le viscere infiammarsi, il cuore palpitare, rumore di catene che si spezzano. Ti sei alzata e hai preteso rispetto, senza paura delle conseguenze che poi sono arrivate.

Non credo tu sia pentita di averlo fatto. Forse avrai qualche cedimento, la notte, ma poi continuerai nella tua strada. Chi ha alzato la testa, non la piega più. Non ci riesce, sente un’inevitabile e continua attrazione verso l’alto.

In fondo la brava gente che consiglia l’omertà non ha mica tutti i torti. Quelli che vivono subendo, non hanno tanti problemi. A loro nessuno li pesta. Ma vivono infelici perché schiavi, sono morti che camminano. Le loro vite sono destinate ad essere piatte e vuote, privi di ogni stimolo o passione. Sono anche peggiori dei bulli che ti hanno picchiato che nella loro follia, sono persino coerenti. Gli schiavi invece sono meschini e vigliacchi. I bulli non avrebbero potuto nulla se non fosti stata lasciata sola.

Ti scrivo questa lettera perché la tua battaglia non è finita, anzi è appena iniziata. Hai scelto la strada più difficile e il cammino non sarà facile. Ti auguro di non perdere mai la scintilla che, quel giorno sul bus, ti ha trasformato da quattrodicenne qualunque a piccola stella nella notte oscura.

twitter:@fabio_990

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