E ora qualcosa di completamente diversoNon dite a nessuno che siamo commissariati

Altrimenti ci arrabbiamo!   Trenta giorni dopo il suo insediamento, venerdì 22 novembre a Otto e Mezzo, l'interessante programma di approfondimento giornalistico condotto da Lilli Gruber su La7, il...

Altrimenti ci arrabbiamo!

Trenta giorni dopo il suo insediamento, venerdì 22 novembre a Otto e Mezzo, l’interessante programma di approfondimento giornalistico condotto da Lilli Gruber su La7, il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, ha presentato al pubblico il suo progetto per ridurre la spesa pubblica.

Successore di Enrico Bondi, attuale amministratore presso lo stabilimento dell’Ilva di Taranto, Carlo Cottarelli ha puntualizzato a lungo durante il programma sul suo metodo di lavoro.

Conscio della necessità di individuare le aree d’intervento di concerto con la Pubblica Amministrazione, evitando così di imporre dall’alto qualsiasi decisione, con uno staff di una decina di persone, il Commissario ha avvitato 25 tavoli con altrettante controparti della Pubblica Amministrazione (dai Ministeri in giù) per ascoltare, discutere, comprendere quali siano le zone inefficienti o improduttive dell’ampio bacino della spesa pubblica che ammonta a circa 800 miliardi di euro.

Metodo lodevole, ha sottolineato anche la Gruber, che dovrebbe portare il Commissario ha identifica le voci di bilancio da cui ricavare 32 miliardi di euro in tre anni. Questo, stando agli obiettivi previsti nella Legge di Stabilità in discussione è la soglia di successo secondo il Ministro delle Finanze Saccomanni. Vi sono dei dubbi sull’ammontare dell’operazione, visto i diversi dati forniti di volta in volta: per fare due esempi, 23.2 nel programma di lavoro presentato il 12 novembre dal Commissario (e discusso il 19 novembre); 16 miliardi indicati da Saccomanni alla riunione dell’Ecofin del 15 novembre.

Sarebbe interessante sapere se questo rialzo dell’obiettivo sia dovuto da esigenze di scrittura della Legge di Stabilità, che sembra ogni giorno debba passare la gogna di qualche organismo internazionale, o sia dovuto da una prima e precisa ricognizione degli obiettivi. Oppure se sia dovuto dalla volontà di darsi un obiettivo, di vincolare l’azione a un orizzonte predeterminato: in questo caso, però, non è chiaro perché la soglia debba essere 32 miliardi e non 50 o 25 miliardi.

Ciò che conta è la razionalizzazione della spesa pubblica, un obiettivo che inizia ad essere discusso nel 1971 con il “Libro Bianco” per la riforma della spesa pubblica a cura del Ministro del Tesoro Mario Ferrari.

Il punto è che forse non ci vuole un grande esperto per identificare le sacche improduttive nella pubblica amministrazione o gli sprechi: basta un giro negli uffici pubblici e si possono trovare spunti. A volte osserviamo veri sprechi, a volte semplicemente un’organizzazione quantomeno perfettibile. In ogni caso, gli spazi di manovra non mancano.

Eppure l’intervista della Gruber metteva in luce due aspetti rilevante, uno di metodo e uno politico.

L’aspetto di metodo riguarda il riconoscimento, implicito a mio parere, che un uomo delle istituzioni, per quanto bravo come Enrico Bondi, non riesce a rompere la resistenza del sistema al cambiamento. C’è bisogno di un soggetto terzo che venga percepito dal sistema come al di sopra delle parti. Questo significa che l’apparato pubblico non ha un ente, un soggetto istituzionale nel quale individuare qualcuno al di sopra delle parti. Il fatto che non si siano mai creati soggetti indipendenti, o almeno così percepiti dall’apparato pubblico, che potessero fare da consulenti nel migliorare la qualità della spesa pubblica, dimostra che su questo fronte si dovrebbe iniziare a investire da subito. E di esempi in Europa o nel mondo non mancano.

Si è dovuto così chiamare un esperto del Fondo Monetario Internazionale, un organismo certo non imparziale, ma autorevole.

L’aspetto politico riguarda invece la figura del Commissario. Al di là delle ragioni patriottiche avanzate che appaiono sincere, colpiscono di Carlo Cottarelli alcune affermazione fatte nelle batture finali del programma.

Dopo un lungo dialogo senza colpi di scene o informazioni sul merito degli interventi, la Gruber chiede al Commissario cosa accadrebbe in caso di caduta del Governo Letta. Cottarelli, sorridendo, ricorda alla giornalista che lui ha un contratto di tre anni con lo Stato, non con il Governo Letta. Infatti, i poteri del Commissario sono ben definiti dalla Legge n. 98 del 9 agosto 2013 nella quale si dice che Cottarelli, per avanzare le sue proposte, potrà disporre ispezioni e verifiche nella pubblica amministrazione, anche con la collaborazione della Guardia di Finanza (forse c’è poca fiducia nella trasparenza degli uffici pubblici).

Il Commissario è un super consulente e non ha potere di decisione, un compito che non cambia a seconda di chi governa. Se da un lato si rileva che l’inefficienza è un fenomeno da curare a prescindere da chi governa (ma allora quale sarà la ratio?), dall’altro si sottolinea l’ineluttabilità delle proposte del Commissario: alla fine di ogni fase di verifica, Cottarelli avanzerà le sue proposte, emerse nei 25 tavoli di discussione, proposte che si suppone verranno accettare da qualsiasi Governo e Parlamento.

Il messaggio, però, è un altro.

Dopo l’insediamento alla BCE di Draghi, dopo la lettera di Monti sul podestà straniero, dopo la caduta del governo Berlusconi dovuta alle pressioni internazionali, dopo aver chiamato dalla Banca d’Italia un Ministro delle Finanze molto orientato su posizioni europee, dopo aver fatto controllare le Leggi di Stabilità dagli organismi internazionale, ora un esperto del Fondo Monetario Internazionale, in via indiretta, ci dirà come e dove tagliare. E’ chiaro che l’Italia è un paese troppo importante per farlo sprofondare in una crisi greca. E’ chiaro, però, che la classe dirigente nazionale non è in grado di fare scelte ragionate che portino verso una modernizzazione dello Stato.

Questa intrusione è un bene o un male? Sicuramente dobbiamo vedere in maniera ottimistica la situazione: in questo modo, forse, salveremo la nostra economia. Tuttavia aiutare chi si è comportato male senza educarlo affinché non ripeta l’errore è inutile: prima o poi avremmo bisogno di altri Commissari Straordinari (e già ce ne sono troppi).

Speriamo che Cottarelli abbia ben chiaro questo punto: speriamo che oltre a suggerire, sia bravo a educare la Pubblica Amministrazione.

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