Quando, nei giorni scorsi, mi sono fatto un giro tra il 22 e il 23 novembre del 1963 per cercare il materiale per scrivere l’articolo su tutto quel che era successo nel mondo mentre a Dallas uccidevano Kennnedy, mi sono imbattutto in questo annuncio pubblicitario su La Stampa. Lo riporto qui perché credo che, ormai depurato di ogni valenza pubblicitaria, abbia un bel potere: quello di ricordarci che le cose che ci sembrano perfettametne normali, come scegliere i prodotti che vogliamo dagli scaffali e fare una fila a una cassa di un supermercato per pagarli, almeno una volta nella storia non lo sono state per niente.
Tutto qui. Non accelera, né rallenta la caduta, ma in qualche modo mi fa pensare che c’è stato un momento in cui non stavamo precipitando, un momento in cui il baratro lo vedevamo con i piedi poggiati da qualche parte, alle inaugurazioni si regalavano palloncini giganti e non c’erano i supermercati. E anche se sono convinto che l’intera storia dell’umanità sia la storia di un precipitare, soltanto immaginare quel momento mi fa stare un po’ meglio, mi fa sentire ottimista.
E non si può essere pessimisti professionisti se ogni tanto non ce lo si concede. Di essere ottimista intendo, non di farsi dare un palloncino gigante.