Quando mi lamento sempre della spesa pubblica esagerata, folle, sprecona e dannosa non è per sfizio e hobby.
È il centro dei problemi. Tutti.
Ben venga Cottarelli come esterno chiamato da Saccomanni a tagliarla del 2% (in quanti anni poi? Troppi).
Più tempo si aspetterà prima di agire, più sarà doloroso il risveglio.
La parte più ardua non è tanto sapere dove tagliare e quanto. È che ogni euro di spreco è una pallottola del potente di turno, che tramite spesa pubblica clientelare domina il suo orticello dando favori e lavoro “virtuale” a dei poveretti sudditi.
Prendiamo ad esempio la Sardegna (vista anche la tragedia delle ultime ore):
ogni anno, oltre quello che la Sardegna tassa ai suoi cittadini e a tutti i turisti, da Roma vengono trasferite decine e decine di miliardi di euro assorbiti da cittadini di altre zone d’Italia.
Ciò
1) rende meno trasparente la gestione del denaro in mano allo stato e le sue destinazioni
2) gli amministratori hanno meno incentivi di “fiato sul collo” per gestirlo meglio e non intascarlo (quell’aggettivo inglese accountability che non ha nemmeno una traduzione italiana a dimostrazione che la nostra è una CULTURA clientelare fondata sullo spreco).
Potevano con quei soldi sistemare il dissesto idrogeologico, ristrutturare i ponti e quant’altro fosse utile per evitare o ridurre la tragedia sarda? Ovvio.
Invece era troppo troppo troppo importante fare opere come costruire gli impianti sciistici a Gennargentu…
Il nostro denaro (quello rimasto) è troppo importante per lasciarlo in mano a tali criminali.