La colazione del fine settimana e’ sempre un momento in cui, non appena le briciole delle fette biscottate si sono sedimentate nel latte caldo, vengono rivelate le piu’ grandi verita’ da mia figlia maggiore. Domenica scorsa, ci guarda e ci dice, ‘so leggere il futuro, so cosa accadra’ fra cinque minuti, la mamma si arrabbiera’ con il babbo’. Io e mia moglie ridiamo. E lei continua ‘babbo, hai lasciato la borsa della palestra in giro…mamma digli qualcosa’. Lo ammetto, e’ un mio vizio, la sindrome di Pollicino, quella di lasciare tracce del passaggio ovunque. Ma in questa occasione mia moglie non si altera. Bianca continua, ridendo, ‘Il futuro e’ semplice da predire, perche’ spesso e’ solo il risultato delle azioni che facciamo o non facciamo ora’. Non fa una piega questo discorso, penso, mentre Bianca un istante dopo, con assoluta soluzione di continuita’, anzi, come se le cose fossero correlate, comincia a giocare con Carla, la nanetta di casa. Tutto quello che sara’ il nostro futuro, lo scriviamo, se non completamente, sicuramente per la maggior parte ora, da come ci comportiamo, dalle scelte che facciamo, da come gestiamo le nostre priorita’ e le nostre opzioni. Oggi prendiamo un rischio su un evento futuro, qualsiasi cosa si faccia. Da decidere di attraversare la strada a quanti chilometri correre in palestra, dal distrarsi con la televisione o facendo i mimi con la sorellina piu’ piccola.
Non mi stupisce che mia figlia mi parli in questi termini, di un mondo dove e’ sempre piu’ chiaro che la disponibilita; di risorse economiche e finanziarie dei padri non ricadra’ sui figli. Bianca e Carla stanno crescendo nel mondo post-credit crunch, in un’Europa che, da quando sono nate loro, e’ meno un sogno utopico di quello che era per me, alla loro eta’ ed in un contesto socio-economico dove dobbiamo spiegare spesso cosa ci facciano le persone in coda ad un piccolo furgone che distribuisce cibo caldo, come mai gli amici vicini di casa sono dovuti andare a lavorare altrove. Sono i ‘Crunch Kids’.
Abbiamo da gestire una generazione che ha visto solo un mondo post-Lehman, in cui le speranze, la nostra progenie, le misurera’ contro la nostra incapacita’ collettiva di assicurargli un mondo migliore di quello ricevuto. Non solo per colpa nostra, ma, sicuramente, in questi anni di transizione, abbiamo di fronte una responsabilita’ sostanziale per fare una qualsivoglia differenza. Come di riflesso al discorso di mia figlia, si puo’ rispondere a questa sua provocazione, cercando di capire meglio il futuro di breve e medio periodo che ci aspetta. E per questo ci vuole consapevolezza, quella attitudine rispetto a quello che accadra’ che ci dica che possiamo ancora influenzare l’esito finale. Secondo mia figlia, si tratta di fare la cosa giusta, di seguire le regole non scritte (per ora) di casa nostra e, guardando appena fuori dalla nostra strada, si trattera’ di ricominciare a pensare al futuro come ad un mix di rischi ed opportunita’ e non piu’ come ad una mescolanza di errori, azioni sopra le righe e mancanza di intervento.
Nelle ultime settimane, la Banca Mondiale ha pubblicato due documenti molto interessanti e fortemente correlati a queste discussioni del fine settimana di casa Pacciani-Massai: il Global Development Report, intitolato “Financial Inclusion” ed il World Development Report per il 2014, una monografia che ogni anno la Banca dedica ad un tema globale e che quest’anno parla di ‘Risk and Opportunity’.
In una summa difficile di due documenti molto ben curati ed informati, la Banca Mondiale attira la nostra attenzione su un mondo dove la gestione del rischio puo’ diventare una dottrina che interessi non solo banche e corporate, ma, sempre di piu’, gli stati e gli abitanti del pianeta. La dottrina espressa in maniera sincretica da mia figlia: il futuro nasce nella gestione del presente. Per la Banca Mondiale, vuol dire educazione delle masse alle materie economiche e finanziarie.
Esiste una correlazione fra settori economici, benessere di una nazione e conoscenza di elementi fondamentali di finanza, da come si calcola il tasso di interesse su un mutuo, alla sottile differenza fra i prodotti che le banche offrono ai clienti. La finanza della crisi (in contrapposizione alla crisi della finanza) e’ stata costruita proprio sulla disparita’ informativa e sulla mancanza di adeguata conoscenza non tanto della tassonomia, ma delle conseguenze di operazioni finanziarie. E questo vale per i clienti e per chi le operazioni le strutturava. O, forse, l’orizzonte temporale non era giusto. Spesso, operazioni sui derivati sono state utilizzate per avere un beneficio nel breve periodo, sapendo che il peso di un’eventuale distorsione sui mercati sarebbe stato nel futuro lontano (remoto per chi ragiona in termini di due o tre anni come molti traders e politici). Nel mio esempio, e’ l’equivalente di mettere la borsa della palestra sotto al tavolo, sempre in giro, ma mia moglie magari non la nota. Prendo un rischio, ma non tanto per investire sulla stabilita’ del futuro, ma per giocare sulle probabilita’ che mia moglie non noti una cosa.
Quindi, il report sulla inclusione finanziaria racconta di come educazione finanziaria intesa come priorita’ sia uno dei motori dello sviluppo, in un mondo dove il 50% delle persone non ha un conto corrente od accesso al credito istituzionale. Siamo un pianeta sospeso fra bitcoins e commerci ancora basati su equivalenze fra prodotti e servizi. Una specie di crowdfunding tribale, a dirla tutta. In realta’, le variabili sono sempre le stesse, si tratta di capire cosa viene offerto, se il denaro prestato puo’ essere restituito nei tempi stabiliti, e che tutto accada in un quadro regolamentare e normativo che difendano i diritti delle parti coinvolte. L’educazione finanziaria, dei singoli e delle istituzioni, appartiene alle priorita’ paesi sviluppati ed in via di sviluppo, come la creazione di strumenti finanziari che siano semplici da usare e siano tarati anche per le piccole esigenze, come il microcredito. Dato che non possiamo pensare ad un mondo dove i capitali finanziario ed umano (il quale e’ retribuito in termini finanziari), non abbiano un ruolo importante, allora, sviluppiamo un sistema che sia equo, controllato e standardizzato il piu’ possibile. Nel report sull’inclusione finanziaria si dedica, infatti, una bella sezione al ruolo della difesa dei consumatori e dei clienti.
Nel World Development Report, ‘Risk and Opportunity‘, il discorso si amplia, e si parla di gestione di ogni tipo di rischio, da quello ambientale a quello sociale, in un mondo dove rischi climatici sono aumentati ed hanno tutta una serie di effetti sulle popolazioni colpite. Il report descrive, con esempi e teorie recenti, come si potrebbe gestire una nazione, un progetto, un’area, con metodi di valutazione dell’impatto e degli scenari possibili, in contesti non necessariamente finanziari. Le problematiche che gestiamo oggi, nel pianeta, sono il risultato di scelte fatte molti anni fa, ed oggi abbiamo un’occasione unica di cambiare la direzione al pianeta. La crisi economica, se un effetto ha avuto, ci ha insegnato che possiamo vivere con meno consumi, con un utilizzo piu’ intelligente delle risorse del pianeta, usando l’innovazione e forme di energia rinnovabile con molta piu’ efficienza. In un mondo che la rete ha reso incredibilmente piu’ connesso. Ed e’ questo un rischio in se’, soprattutto per la forma che avranno democrazie e governi nel futuro, se riusciranno ad accettare che le scelte fatte oggi dovranno essere sostenibili e condivise sempre di piu’.
La gestione del rischio vuol dire gestire il presente avendo di fronte una valutazione adeguata degli eventi futuri che potrebbero creare delle perdite, dei problemi, dei danni e, quindi, sia gestire le emergenze sapendo cosa puo’ succedere (per esempio, il lavorod ella protezione civile) o costruire degli ammortizzatori sociali e finanziari, nel caso nel quale ci si trovi di fronte ad un’altra crisi come quella del 2008-12. Le banche fanno gli accantonamenti, i governi dovrebbero avere riserve ponderate rispetto ai rischi che hanno, od avere politiche fiscali che siano testate e stressate rispetto al loro impatto sulla societa’ e l’imprenditoria.
Gia’ due anni fa dicevo che l’Italia dovrebbe avere un Chief Risk Officer di stato, od un’Agenzia di valutazione rischi correnti e futuri. Non tanto un altro carrozzone di stato, ma una maniera nuova di valutare l’azione di governo e deciderne le politiche, cosa che, a vedere i correnti dibattiti su webtax, tobin tax etc, non appartiene alla genetica della classe politica al potere.
Per fortuna la Banca Mondiale ci permette di guardare a queste tematiche, in maniera strutturata e costruttiva e, se Il 2014 sara’ l’anno della valutazione del rischio, a casa nostra e’ gia’ cominciato. E, spero, sia un anno di rischio e di opportunita’ anche per il piccolo mondo europeo ed italico che vorrei tornasse ad essere una guida, piuttosto che un mal di testa, del presente.
Links
World Bank – Global Financial Development Report 2014
World Bank – World Development Report 2014 – Risk and Opportunity
Soundtrack
Iceage – Collapse
www.youtube.com/watch?v=DReSUObLWTA
Radio Dept – You Stopped Making Sense
www.youtube.com/watch?v=76ULJDimqKc