Caro Massimo, c’è sempre una prima volta

Se c'è qualcosa di straordinariamente positivo ed istruttivo nella vita, questa cosa è la bellezza di essere sorpresi. Capita sovente di stilare progetti ambiziosi, lanciarsi in traguardi ritenuti...

Se c’è qualcosa di straordinariamente positivo ed istruttivo nella vita, questa cosa è la bellezza di essere sorpresi. Capita sovente di stilare progetti ambiziosi, lanciarsi in traguardi ritenuti impossibili da raggiungere dai più, piuttosto che affrontare con un pizzico di superioritàsfide il cui esito pare scontato.

L’insegnamento di oggi è dedicato con affetto a Massimo D’Alema, il fu Presidente del Consiglio nonchè segretario del PDS, divenuto poi DS.
Caro Massimo, c’è sempre una prima volta.

C’è una prima volta in cui si perdono le elezioni (2001 e 2008), si vincono per 24mila voti (2006), o si “non vincono” (2013), campo in cui sei diventato ormai esperto nel corso dell’ultimo decennio.
C’è poi una prima volta in cui arrivi secondo nella sfida tra gli iscritti del tuo partito (novembre 2013), ottenendo poco più di un terzo del consenso (39%) dei militanti storici (eccetto quelle rare occasioni in cui a votare il tuo esponente sono stati ragazzi ventenni, giovani fuori ma decisamente vecchi e datati nello spirito).
C’è infine la prima volta in cui esci sconfitto dal congresso del tuo partito, ottenendo una percentuale del 18%, risibile in confronto al 68% del tuo acerrimo rivale Matteo Renzi. Ebbene sì, è capitato anche a te, che di congressi non ne avevi mai perso uno. Se a ciò aggiungi l’aggravante di venire sconfitto di 20 punti percentuali nella città in cui ti sei candidato capolista a sostegno del tuo candidato (Foggia), la sconfitta non può che risultare amarissima, se non addirittura terribile.

Caro Massimo, avrei tante altre parole da dedicarti, dal fallimento della tua visione ideologica e politica, alla continua mancata comprensione di quel popolo di cui fosti Premier (popolo al quale vengono prontamente attribuiti e rinfacciati tutti i fallimenti della sinistra, quando invece si dovrebbe capire che il fallimento è quello dei leader e dei dirigenti che sono stati a capo di tale schieramento politico).
Sono certo tuttavia di avertene dedicate già fin troppe, specie per la rilevanza che da oggi avrai all’interno del panorama italiano.
Ti ringrazio per tutto ciò che hai combinato in questo ventennio, ma ora è arrivato il momento che tu consideri seriamente l’opzione di fare il nonno ai giardinetti, come suggeritoti un anno fa dal tuo rivale Renzi. Forse sarà l’occasione giusta per 
cui il “patto della crostata”, al posto che farlo con Berlusconi e Fini come nel lontano 1997 a discapito degli italiani, lo possa fare insieme ai tuoi nipotini, magari assaporando una torta appena sfornata con tanta passione dal tuo caro amico Gianni, il “divoratore di libri, film e cioccolata”.

Francesco Villa

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