Parlare con i limoniCosa ci insegna il caso Stamina?

“E allora come madre sei disposta a credere a tutto, anche ad un santone, anche al professor Vannoni”. Inizia così la dolorosa testimonianza di una donna al quotidiano “La Stampa” che –onore al mer...

“E allora come madre sei disposta a credere a tutto, anche ad un santone, anche al professor Vannoni”. Inizia così la dolorosa testimonianza di una donna al quotidiano “La Stampa” che –onore al merito– ha realizzato un’inchiesta molto bella sul caso. Una frase che esprime da sola il senso profondo di questa storia.

La disperazione che azzera la razionalità e ci spinge ad aggrapparci a qualcosa, qualunque cosa, magari senza crederci davvero. Millenni di religioni, con le loro garanzie di un aldilà migliore, non sono riuscire a scalfire nell’inconscio umano la volontà di restare in questo mondo, a questa vita. Dicono che questa volontà sia così radicata dentro di noi che perfino chi si suicida, un attimo prima di morire si penta del suo gesto.

Davide Vannoni, look da ribelle e una laurea in lettere, ha venduto a migliaia di malati e ai loro familiari l’illusione di poter restare su questa Terra. “Non voglio più morire” si leggeva sulle magliette di quelli che protestavano. O comunque di restarci nel pieno delle proprie funzioni vitali, camminando sulle proprie gambe, usando le proprie braccia, i propri occhi, il proprio cuore.

Mentre gli scienziati di tutto il mondo, con il supporto di pochi blogger e qualche giornalista isolato e insultato, da subito avevano preso le distanza da Stamina, Vannoni poteva contare per propagandare il suo metodo della vergognosa complicità dei media che si sono tuffati in questo nuovo prodotto della fabbrica delle emozioni. E i vip che si sono schierati con Stamina, alla ricerca di facili consensi sbertucciando la già maltrattata ricerca italiana. Dove sono oggi i Fiorello e i Golia? Dove sono i loro servizi, i loro video con i bambini sofferenti e la medicina cattiva che non fa nulla per loro? Dove sono quelli che, per un pugno di telespettatori in più, hanno illuso tanti disperati? Dove sono tutti quelli che, non sanno neanche distinguere un’aspirina da un antibiotico, ma avevano la necessaria presunzione per protestare contro i poteri oscuri dalle loro tastiere o dai tavolini di un bar?

La storia dell’umanità è piena di casi Stamina, è piena di stregoni che propongono intrugli contro la disperazione. A volte in buona fede, qualche stregone ci crede davvero, altri con la precisa volontà di trasformare questa inconscia volontà di sopravvivenza in una fonte di reddito. Spesso, come in questo caso, con la complicità della televisione. Con conseguenze disastrose.

Solo la via della scienza, con i suoi protocolli e le sue rigidità, le sue inevitabili sperimentazioni sugli animali, è l’unica strada per sconfiggere le malattie. Con i suoi limiti, perché la scienza non è invincibile e, a volte, necessariamente deve alzare bandiera bianca. 

La via dell’antiscienza, delle cure alternative, invece finora si è dimostrata una strada pericolosa. Fra i tanti casi che si potrebbero citare, in questi giorni è rimbalzata su Web la triste vicenda di Clara Palomba, ragazza fiorentina diabetica. I genitori, suggestionati da una curatrice americana, le tolsero l’insulina. Poco dopo andò in coma e morì. Aveva solo sedici anni. 

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