Largo ai vecchiDalla scala ai forconi

Mussolini giovine Si è svolta già da qualche giorno la “ prima della scala”, cioè l'annuale cerimonia ambrosiana con la quale si celebra l'illustre teatro e il suo pubblico formato, per l'oc...

Mussolini giovine

Si è svolta già da qualche giorno la “ prima della scala”, cioè l’annuale cerimonia ambrosiana con la quale si celebra l’illustre teatro e il suo pubblico formato, per l’occasione, da stilisti, operatori pr, agenti in borghese e politici con relativi addetti stampa. Quest’anno la prova ( la Traviata di Giuseppe Verdi) è stata particolarmente negativa e criticata, sia dal punto di vista della regia sia dal punto di vista della compagnia di canto, travolgendo in questa debacle anche il maestro Daniele Gatti. Paolo Isotta, redattore musicale del Corriere, con alcuni articoli molto efficaci ha criticato in modo vivace lo spettacolo. Mal gliene incorse perché Stephan Lissner ancora direttore artistico, già sovraintendente e in via di collocamento presso l’Opera di Parigi, gli ha tolto il tesserino d’ingresso alla Scala e lo ha dichiarato sgradito all’istituzione. Nulla di così grave se non fosse che è stato anche richiesto al direttore del Corriere di esonerarlo dal servizio. Il direttore ha desistito, solo una piccola parte dei frequentatori della Scala, normalmente ultras della libertà di stampa, ha trovato la cosa grave e protestato. Peraltro ha prevalso il buonismo che ha ispirato anche una proiezione in diretta nelle carceri di S. Vittore dello spettacolo. A questa proiezione hanno partecipato, a parte il Ministro della Giustizia, tutti coloro che speravano in questo modo di farsi vedere meglio nelle televisioni di quanti stavano nel teatro: il risultato è stato che solo ottanta su quasi duemila carcerati, ha potuto assistere alla proiezione insieme a un gruppo ben più numeroso di giornalisti, politici, rappresentanti vari di associazioni, partiti, ordini religiosi ecc..

Contemporaneamente nasceva e si sviluppava soprattutto nel nord del paese la protesta dei “Forconi” con aspetti volta a volta violenti e beffardi, talvolta organizzati, talaltra improvvisati, senza alcuna proposta salvo una, peraltro molto chiara contenuta nel loro documento ufficiale: “ vogliamo che l’attuale classe politica, presidente della repubblica compreso, istituzioni infiltrate dai partiti ladroni, si dimettano ed abbandonino le posizioni. Da quel momento vi sarà un periodo transitorio (forse vent’anni ndr) in cui lo stato sarà guidato da una commissione retta dalle forze dell’ordine trascorso il quale si procederà a nuove votazioni”.

Tutto ciò si ricollega molto bene ai provvedimenti e alle richieste di Lissner a dimostrazione di un più generale clima, nei vari strati della società, di insensibilità se non di insofferenza per i principi base della democrazia. C’è da domandarsi se anni di giustizialismo mal digerito non abbiano portato a tutto questo così come le migliaia di fucilazioni di Cadorna nel primo dopoguerra portarono tra l’altro all’indifferenza delle classi borghesi per la reazione violenta e organizzata contro uno stato assai meno debole e disorganizzato del nostro.

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