Non c’è pace per il ministro di Grazia e Giustizia Annamaria Cancellieri. Il Guardasigilli – che divenne celebre nel 2012 quando durante il ricordo della strage di Bologna fu tra i pochi a non essere fischiata dalla piazza – si ritrova ormai ogni mese a difendersi dalle contestazioni. Sulla scarcerazione di Giulia Ligresti, tra intercettazioni e le indagini della procura di Torino e Roma, ha rischiato la sfiducia del parlamento. E alcuni giovani del Partito Democratico hanno persino deciso di manifestare contro di lei nelle scorse settimane. Così lunedì 16 dicembre la Cancellieri ha subito la contestazione da parte dei sindacati di polizia penitenziaria fuori dal carcere di Bollate. Fischi e slogan contro il ministro che si appresta nelle prossime settimane a varare la riforma della giustizia auspicata dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal premier Enrico Letta. Anzi già martedì 17 dicembre. «Porteremo in Consiglio dei ministri dei provvedimenti molto importanti sulla giustizia penale e civile e sulle carceri», ha annunciato a Bollate. Il garante dei diritti delle persone private della libertà personale del Comune di Milano e presidente di Antigone Alessandra Naldi ha pubblicato su Facebook un’immagine della piccola manifestazione (vedi sotto ndr). Il problema è che da due mesi a questa parte i rapporti tra ministero e sindacati di polizia penitenziaria si sono fatti difficili. Il punto spinoso è la cosiddetta «sorveglianza dinamica», provvedimento che potrebbe causare dei tagli al personale di polizia, ma alleggerire la presenza dei detenuti in carcere venendo così incontro alle esigenze dell’Unione Europea come richiesto da Napolitano.
Meno detenuti nelle carceri e taglio dei tempi per i processi civili e penali. Sarebbe questo l’obiettivo del pacchetto di misure che martedì 17 dicembre andrà in Consiglio dei ministri. Un modo, come ha spiegato Letta per dare seguito alle parole di Napolitano. Il presidente della Repubblica nel tradizionale saluto di fine anno alle cariche istituzionali, ha sottolineato ancora una volta «le condizioni disumane» alle quali sono costretti i detenuti, «è un problema da non trascurare nemmeno un giorno in più», ha sottolineato la prima carica dello Stato.
In ogni caso già a novembre, proprio nei giorni dello scandalo Ligresti, Leo Beneduci, numero uno dell’Osap diceva che «in casi simili a quello di Giulia Ligresti a procedura prevede che si attivino i legali, il tribunale di sorveglianza o il magistrato che procede sul caso se si tratta di misure cautelari. Che bisogno c’era che intervenisse il ministro? In uno stato democratico dovrebbe dimettersi». Nel frattempo adesso la Cancellieri rilancia la creazione di «un organismo di vigilanza e controllo per gestire il lavoro dei detenuti all’interno e all’esterno delle carceri».
«Questa cabina di regia – ha spiegato il Guardasigilli – verrà creata al più presto. A maggio dovremo andare a Strasburgo per riferire su quello che l’Italia sta facendo per i diritti dei detenuti e al di la’ delle misure per risolvere il sovraffollamento lo strumento principale per passare dal nero al bianco è quello del lavoro». Secondo i dati resi noti dal ministro nel 2013 solo il 20% della popolazione carceraria risulta impegnata in attività lavorative: «Dovremo snellire i controlli e rendere più agevole per le aziende l’impiego di detenuti – ha concluso – pensare a borse lavoro e tirocini e offrire al mondo della cooperazione la possibilità di gestire il servizio».