Ho resistito a lungo, ma non posso più rimandare il mio endorsement, per quanto possa valere, a Michele Boldrin: per la competenza, per la pazienza, per la sua attitudine disinteressata, per lo spirito di servizio. Soprattutto per la pazienza infinita che mostra in talk show, gabbie e circhi nei quali è costretto non solo a sentire stonature insopportabili anche per chi sta oltre il video e fa la sua stessa professione, ma anche a doversi inserire in queste orchestre di tromboni stonati. E la molla decisiva che mi spinge a parlare è che si vede che non gli piace, che vorrebbe essere da un’altra parte. Per questo, se è un politico, è un politico nuovo: il primo politico con la data di scadenza.
Questo elogio è improrogabile oggi, che a Virus si è confrontato con una dei giovani rampolli della nuova segreteria del PD. Alla mia concittadina, che difendeva il suo diritto a proseguire la sua attività di avvocato mentre è parlamentare, ha ricordato che nel periodo della vita in cui si fa politica, si fa solo quello. Boldrin ed io, cinquantenni, siamo di una generazione dannata. La stessa cosa che Boldrin ha rimproverato all’avvocatessa onorevole fiorentina, di una generazione successiva, io ho rimproverato da questo blog a Tremonti, di una generazione precedente.
Frontiere naturaliIl cambiamento climatico se ne frega dei confini (e li ridisegna)
Assaggio e saggezzaLa passione e la conoscenza per preservare la cultura dei salumi
House of BorgenIl dubbio amletico di Frederiksen e il sostegno incrollabile della Danimarca all’Ucraina
MicromondiQuando la vegetazione diventa uno strumento di conoscenza umana
Michele Boldrin
Quante volte, anche in un solo intervento, avete sentito ripetere a Brunetta che è professore ed economista? E che era addirittura capace di aspirare al Nobel! Andate su scholar.google.com, digitate “Renato Brunetta” e vedete che i lavori di Brunetta in lingua inglese si contano sulle dita di una mano e che le persone che lo conoscono nel mondo si contano al massimo sulle dita di due mani. Vi chiedete addirittura come possa essere successo che sia andato in cattedra, ma se siete in un’università italiana, non vi stupite più di tanto. Invece da Boldrin, di cui trovate più di 3000 citazioni, non sentite questa litania del professore e dell’economista. Anzi, una volta l’ho sentito parlare di una sua esperienza di operaio. Dà l’idea di essere uno di quelli, per usare le parole di un mio amico, che hanno avuto la mangiatoia alta: uno che ha dovuto allungare il collo per vincere. Ricordo che il giorno dopo il suo esordio a Ballarò a Roma un deputato mi disse che questo nuovo professore non era piaciuto: troppo arrogante. Io abbozzai, perché forse sono più arrogante di lui. Ma è una forma benigna di arroganza, tipica di quelli cresciuti con la mangiatoia alta. E’ benigna perché se a quelli come noi viene dimostrato di aver fatto una cazzata, noi abbassiamo il capo. Ma Boldrin riesce a controllare la sua arroganza, anche quando il controllo a me sembra impossibile. Tempo fa, su “La Gabbia”, il wrestling-talk show sulla 7, ho assistito addirittura a un collega che, sebbene non provocato, con fare di sfida gli ha detto di essere “orgoglioso di appartenere alla scuola italiana”. E’ un po’come se prima di marcare Messi ti dichiari orgoglioso di provenire dalla scuola calcio di Compiobbi. E ora, a Virus, sta ascoltando lezioni di ecoonomia da Alemanno, che dà la colpa all’Europa e alla globalizzazione.
Nei talk show dove si parla di colpe della Germania, dell’austerità e dell’euro, Michele Boldrin insegna il principio di fondo dell’economia: il vincolo di bilancio. Chi non conosce il vincolo di bilancio non conosce l’economia. Eppure è semplice: le scelte che puoi fare dipendono dai soldi che hai. Le spese che aumenti qualcuno le paga. O le paghi tu con le tasse di oggi, o le pagano i tuoi figli con le tasse di domani. Se esci dall’Euro, la pagano i più poveri, senza che nessuno se ne accorga. Finisce tutto in inflazione, e l’inflazione la sente chi si compra il pane e la pasta, non chi ama cambiare la macchina (come il sottoscritto). Ma è così difficile spiegare l’economia? E non ci sarebbe bisogno neppure di essere economisti: fare l’economista significa pubblicare, e confrontarsi con problemi molto più complessi di questa verità banale. Eppure questo semplice principio dell’economia nell’economia televisiva non passa. Assistiamo a economisti “inattivi”, per usare il gergo accademico dell’ANVUR, o comunque minidotati, che sfidano il vincolo di bilancio come se fosse una scelta di scuola, invece che un concetto di base. Tempo fa ho sentito in una trasmissione un economista salire in cattedra e sfidare un giornalista chiedendo: mi citi un articolo che prova che la svalutazione genera inflazione. E’ come se un medico vi sfidasse: in che articolo sta scritto che il cuore pompa il sangue? In un libro di medicina del primo anno, gli rispondete. Poi ci sono quelli della “scuola italiana”, che ti dicono che se parli di vincolo di bilancio sei neo-liberista. Mi ricordano i venditori di palloncini che gridavano “piangete bambini che il babbo è neo-liberista”.
Non sono d’accordo su tutto. Secondo me Boldrin ha detto anche delle cazzate. Per esempio, una volta ha proposto che tutti quelli che hanno la pensione di invalidità vengano richiamati alla visita. Mia madre, che è sulla sedia a rotelle dalla mia età, è stata richiamata due volte, nei venti anni passati, e tutte le due volte mi ha cantato per due giorni la canzone del “bombarolo”. Roba che in confronto i forconi di oggi sono musica da camera. E’ chiaro che per ripulire un disco rigido infetto come la pubblica amministrazione non si possono utilizzare programmi che risiedono nello stesso disco fisso. L’unica chance è una pulizia può essere con un anti-virus sano su un memory-stick esterno.
Ma Boldrin sarebbe un ottimo ministro. Sarebbe un ottimo ministro perché sarebbe un Cincinnato che non vedrebbe l’ora di tornare al proprio lavoro. E poi ha un pregio che in Italia ormai è rarissimo, se non unico: non è salito sul carro di Renzi, e non ci pensa nemmeno. E’ un dannato cinquantenne. Renzi ci penzi.