Bari – Enrico Letta ottiene la fiducia, mentre in Senato infuria la polemica: l’undicesimo disco verde all’esecutivo dall’inizio del mandato. E se per Roberto Calderoli il premier “durerà quanto un gatto sull’Aurelia”, Michele Emiliano riprende il “nuovo inizio” citato dall’inquilino di Palazzo Chigi e rilancia, provando a persuadere anche Nichi Vendola e tentando Alfano. Non senza una chiosa velenosa verso Beppe Grillo: “Da lui atteggiamento grottesco, invece di rivendicare per sé e per il M5S l’aver contribuito a innescare la rivoluzione che ha travolto un’intera classe politica, oggi agisce da guastatore non volendo prendere parte in maniera responsabile al cambiamento”.
Chi si aspettava di vederlo cooptato nella nuova segreteria di Matteo Renzi sarà rimasto deluso. E nemmeno su Enrico Letta ha cambiato idea: “Governo pessimo sino ad ora, prima si torna al voto e meglio è”, manda a dire. Intanto, la linea è quella dell’apertura di credito, pur per poche settimane: “Ha messo da parte Berlusconi, ha dichiarato l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, ribadito l’eliminazione delle Province con legge Costituzionale, ha promesso entro pochi mesi la diminuzione dei parlamentari, la fine del bicameralismo e la legge elettorale del sindaco d’Italia a doppio turno”. Quanto basta per scendere dagli scudi e mantenere il clima temperato, almeno formalmente, tanto da tentare il gioco di sponda sul Governatore, a sua volta indeciso sull’ipotesi di azzardare la scalata delle Europee e rimescolare le tessere nel risiko dell’agenda elettorale: “Perché non accettare la sfida di Letta? Se oggi gli si offrisse sostegno sarebbe più facile farlo cadere e mandarlo a casa qualora non mantenesse gli impegni”, media il presidente pugliese dei democratici.
Poi, un amo che le malelingue definirebbero una “polpetta avvelenata”, lanciato rivolgendosi al Ministro dell’Interno ma con lo sguardo tutto rivolto alle dinamiche locali, in pieno countdown sulle Comunali del capoluogo: “Se il vostro impegno per risollevare il Paese, al fianco del Pd e di Letta è reale e sincero, risulta incomprensibile che nei Comuni e nelle Regioni vi ostiniate a contrastare l’azione del Pd”, sfodera sibillino, soffiando sulla brace accesa del centrodestra pugliese, “la vecchia classe dirigente sta andando a pezzi e le vecchie divisioni possono essere superate, in nome del bene del Paese”. È l’altro lato della medaglia delle accuse lanciate da Raffaele Fitto nel tour pugliese di presentazione della nuova Forza Italia, in una forbice che le scelte nei due rami del Parlamento hanno marcato ulteriormente. Assai più difficile, ora, sedersi allo stesso tavolo di coalizione. E non è detto che a scompaginare i piani in extremis non sia l’ex numero uno di AdP, Domenico Di Paola, in pole tra le papabili proposte per la nomination, dissuaso proprio da tale frammentazione. Ma questa è un’altra storia.