La lettera di Beppe Grillo alle forze dell’ordine è destinata a lasciare strascichi non solo nel dibattito pubblico, ma adesso anche in sede giudiziaria. In queste ore stanno partendo diverse denunce all’indirizzo dell’ex comico con l’accusa di violazione dell’articolo 266 del codice penale: istigazione di militari a disobbedire alle leggi. L’iniziativa è nata dall’idea di Piercamillo Falasca e Giovanni Susta, «ispirati giuridicamente» da Luca de Vecchi.
«Abbiamo denunciato Beppe Grillo all’autorità giudiziaria perché proceda secondo l’art. 266 a punire l’istigazione di militari a disobbedire le leggi che il leader del Movimento ha compiuto con la sua lettera», spiega de Vecchi su Facebook. «Ci auguriamo che questa sia la prima di una serie di denunce presentate in tutto il paese da cittadini stufi del continuo superamento dei limiti del rispetto delle istituzioni repubblicane e delle leggi da parte del Caudillo di turno».
I tre, due dei quali erano candidati alle scorse politiche con Scelta Civica, si sono recati in un commissariato di Roma per formalizzare la denuncia, «la prima di una lunga serie che nella giornata di oggi verranno presentate in varie città italiane». Il reato, si legge nel codice penale, è punito con la reclusione da uno a tre anni, ma la pena può arrivare ad un massimo di cinque «se il fatto è commesso pubblicamente». L’ex comico aveva lanciato sul blog una lettera indirizzata ai vertici di Carabinieri, Polizia ed Esercito Italiano con l’invito a «non difendere più questa classe politica». Ultimo atto di un multiforme rapporto pluriennale tra Grillo e i rappresentanti dell’ordine pubblico.
Adesso la denuncia sta facendo il giro del web. «Di fronte a tante segnalazioni – scrive De Vecchi – la Magistratura non potrà sottrarsi dal procedere e reprimere questo comportamento stabilendo un principio che sempre più fatica, in Italia, ad affermarsi: la legge è uguale per tutti, anche per te, cittadino Giuseppe Grillo».