Siamo tutti dalla stessa parte, dicono. Ma io non mi sento per nulla dalla loro. Credo che il prodotto di questa protesta la si possa raccogliere in Parlamento. “La politica ci ha portato a questo” si urla in piazza. Io credo che il popolo abbia in tutti i modi cercato di eleggere se stesso. Il parlamento è la mediocrità istituzionalizzata. Tutti abbiamo una visione un po’ mitomane di noi stessi. La frase che ho sentito più spesso in piazza riguardava proprio le presunte qualità governative dei manifestanti vari. “ Se ci fossi io”.
Quello che si vede in parlamento è una versione soft di ciò che succede in piazza. Gente priva di contenuti; rabbiosa e incapace di prendersi responsabilità. Signori, l’Italia che abbiamo creato non è di certo venuta male per le cattiverie individuali, ma per arroganza, mitomania, spavalderia collettiva. Il nostro è un tessuto sociale che si divide in piccole persone che vanno avanti nonostante le evidenze, e quella maledetta Evidenza che rumoreggia tra salotti buoni e i bar. Ne sono più che convinto: Il parlamento italiano è rappresentativo più che a sufficienza. Sia in positivo che in negativo. Li hanno scelti loro.
Vi diranno: Con una legge elettorale illegittima!
Ma cosa è successo quando le leggi erano costituzionali e con le preferenze? Guardate la Sicilia negli ultimi 20 anni. Guardate il Piemonte di Cota, la Lombardia di Formigoni, la Napoli di Bassolino. Guardate bene tutto questo e vi renderete conto che ciò che stiamo raccogliendo non è altro che il risultato della nostra accidiosa semina. Questa è una società che ha impedito a se stessa di migliorarsi e ha scoraggiato ogni tentativo di rivincita.
Di occasioni ne abbiamo avute tante. A Tangentopoli si è risposto con Berlusconi. A Berlusconi con una maggioranza risicata e traballante. Poi si è tornati a Berlusconi. Allo Spread si è risposto con un governo di larghe intese e il movimento 5 stelle. Tutti al 20% circa. I cittadini e le loro liste civiche- per esempio i forconi- hanno preso cifre ridicole.
In democrazia – anche quelle più traballanti- non si può riempire di virtù il popolo quando sceglie e scagionarlo quando sbaglia. Non si può sospendere la ragione per tre giorni e prendere per buone anche le tesi più assurde. Si può comprendere la disperazione e il rumore, ma non la psicotica ricetta risolutiva. E chi chiede loro un disegno, un progetto, un auspicio, non capiscono l’entità goffa e pregiudiziale di questi movimenti. Agiscono proprio come votano. Conoscono solo promesse assurde. Interrogateli se volete: chi vuole una moneta siciliana, chi l’indipendenza del Veneto, chi vuole impedire le importazioni di prodotti esteri, chi uscire dall’euro. Non cercate un disegno, non c’è!
C’è solo una grande responsabilità che si chiama Italia. In questo paese, salvo qualche briciola qui e là, nessuno è innocente. Le istituzioni e l’informazione in primis. Quindi io faccio un appello: Lasciateli fare. Consegnate alla loro egocentrica e populista arroganza le istituzioni, i palazzi del potere, la banca centrale. Lasciategli tutto. Solo così, una volta aver visto in faccia i problemi reali, le istanze internazionali, le diversità dei problemi, le contraddizioni interne di un paese, si renderanno conto della realtà. L’urlo si placherà e si trasformerà nell’indignazione, poi, piano piano, in moderazione. Passeranno per la via della discolpa, sosteranno nella piazzola dello scongiuro per finire arroccati in un palazzo a urlare “populisti”. C’è una soluzione? Sì, ci vuole un colpo di follia: accendere il cervello e ragionare!
Restiamo in attesa di una nuova alba, preferibilmente non dorata.
12 Dicembre 2013