“Beato il paese che non ha bisogno di eroi”. La celebre dichiarazione del tedesco Bertolt Brecht, vissuto nel ‘900, ritorna attuale ogni volta che pensiamo alla lotta contro le mafie.
Dopo le intercettazioni sulle minacce del boss Totò Riina nei confronti del pm palermitano Nino Di Matteo, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha affermato che non è esclusa una ripresa dello stragismo mafioso. Quello che ha messo in ginocchio il Paese negli anni ’80 e ’90, subito dopo gli ‘anni di piombo’. Quello di Riina e Provenzano. Quello che ha cercato in ogni modo di penetrare nello Stato cercando un patto, un’alleanza, un compromesso con le istituzioni.
Lo stragismo che, a suon di autobombe, tritolo e bossoli, ha imbavagliato e chiuso le bocche di Pio La Torre, Ninni Cassarà, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Rocco Chinnici, Boris Giuliano e tanti altri.
Una vera e propria sporca guerra che ha macchiato di sangue, tanto sangue, il secolo scorso, minacciando il destino della verità e della giustizia in Italia.
“Lo Stato è più forte di chi lo vuole combattere” e “ogni attentato o sfida ai magistrati è un attentato e una sfida al Paese”, ha detto ancora Alfano mettendo tutti in massima allerta.
Allarmismo? Presagio? L’effetto da pelle d’oca è assicurato.