L’Assemblea Nazionale del PD che si è svolta a Milano domenica 15 dicembre ha visto la partecipazione, oltre che dei numerosi delegati eletti nei propri territori, anche di parlamentari ed esponenti del governo, tra cui lo stesso Primo Ministro Enrico Letta.
Linkiesta è riuscita a fare alcune domande al viceministro all’economia Stefano Fassina, cercando di dare risposta ad alcune tematiche rilevanti dal punto di vista finanziario. Potete leggere di seguito la conversazione avvenuta.
Il nuovo responsabile economico del PD è Filippo Taddei: sono conciliabili le sue proposte su fisco e pensioni con quelle di Fassina? Oppure si può ipotizzare un cambio di rotta ?
«Devo ancora discutere con Filippo Taddei. Ho un ottimo rapporto personale, lui faceva parte del network di economisti che avevo convocato quando ero responsabile del partito, quindi è una persona che conosco e stimo.
Sono sicuro che troveremo il modo per poter lavorare insieme, io ovviamente sul versante del governo, lui sul versante del partito».
Con l’elezione di Renzi teme una ventata di liberismo all’interno del PD?
«Ma no, perché il liberismo è una ricetta fallita e non è un problema del Partito Democratico. Il problema è che la realtà ha rigettato questa idea, lo stato delle cose ha evidenziato l’inadeguatezza di quella ricetta».
Vista la legittimazione così alta per Renzi, non pensa che troppi elettori di destra abbiano condizionato il risultato e, di conseguenza, una visione economica diversa da quella della sinistra tradizionale?
«Beh, ritengo che ci sia stata una domanda di cambiamento, questo è il segno prevalente del voto a Renzi. Non credo che a livello economico si sia andati troppo nel merito, anche perché la discussione congressuale non mi pare che abbia insistito su punti programmatici specifici. C’è stata una forte e grande domanda di cambiamento e dobbiamo, ciascuno con il proprio punto di vista, rispondere a questa esigenza».
Ultima battuta… Onorevole, liberalizziamo e privatizziamo un po’?
«Non c’è un approccio ideologico, privatizziamo e liberalizziamo sui versanti su cui si può fare. Abbiamo privatizzato un pezzo di Fincantieri quotandola, mantenendo il controllo pubblico. Ciò è certamente positivo perché le risorse che raccogliamo le utilizziamo per gli investimenti, lo sviluppo, l’occupazione. Privatizzare ENEL o perdere il controllo di ENI…»
Trenitalia?
«No, è sbagliato sul piano economico, non per ragioni ideologiche. Serve fare un calcolo di costi economici, di vantaggi economici e di potenzialità industriali».
Francesco Villa
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