Qualche giorno fa ho discusso vivacemente con un mio coetaneo riguardo lo stato attuale del nostro sistema fiscale.
E ho scoperto che ci sono persone che credono ancora alla leggenda dell’evasione fiscale come radice del Male italiano. Quando, citando un saggio, il termine evasione è solo un modo per far credere che “il problema dell’inefficienza fiscale sia dall’altra parte”.
Eccetto rari casi di aprioristi ideologizzati, tutti noi abbiamo una personale soglia dove distinguiamo l’evasione “buona”, di sopravvivenza per uno Stato lento, inefficiente, arrogante e stupido, dall’evasione “cattiva”, non di sopravvivenza, per avere ciò che l’opinione comune reputa “superfluo”.
Ora, come facciamo a stabilire quando un evasore è Male e quando lo è invece per pura sopravvivenza? E tra i due estremi, come possiamo imporre la linea che divide il perdono dalla condanna?
Poniamo il primo estremo: il Male secondo la più ampia fetta di opinione pubblica.
Estremizziamo un caso limite: evasore totale (per quanto sia impossibile essere evasori totali in Italia tra Iva al 22%, accise su benzina da film distopico di Terry Gilliam, bollo per ogni scorreggia che bisogna chiedere alla PA, canone rai e quant’altro) che, dichiarando zero, ha un tenore di vita tale da avere decine di dream cars, yatch a 4 piani, scuderia escorts, l’Apicella personale e magari non paga la retta all’università del figlio perché classificato in fascia minima. Penso siamo – quasi – tutti d’accordo nel non poterlo considerare San Francesco. (D’Assisi, non il terzomondista telegenico del Vaticano).
Ma un esempio ipotetico estremo come questo, quante volte possiamo incontrarlo nel sistema Italia? E una volta contati i totali esempi che la società riconosce a maggioranza come Male, a quanto ammonta la loro evasione aggregata? La cifra è tale da risolvere i problemi? E la cifra tolta al Male la si usa per spendere ancora di più o per abbassare le tasse?
L’altro estremo: il Bene nell’evasione secondo la più ampia parte di opinione pubblica.
Caso limite: un piccolo commerciante ha sempre pagato ogni singola tassa in tutta la sua vita ma quest’anno, pur avendo prodotto un poco di utile nonostante la crisi, se dovesse pagare tutte le tasse non riuscirebbe a sfamare la sua famiglia, a pagare il mutuo della sua unica casa e sarebbe costretto a licenziare un giovane dipendente che lavora con lui da quando era 16enne. E a cui, probabilmente, vuole molto bene. Contraddicendo la figura stereotipata del “padrone capitalista fissato col profitto”.
Cosa può fare questo ligio cittadino per garantire il maggior benessere sociale a sé, alla sua famiglia e al ragazzo che molto probabilmente non troverebbe lavoro, visto l’alto tasso di disoccupazione (soprattutto giovanile)? Penso che – quasi – tutti concordiamo nel fatto che questa evasione è innocente come un bambino appena nato.
Ma che l’Italia sia composta da una popolazione per la quale il cittadino mediano abbia una soglia di “sopportazione” dell’evasione vicina, se non coincidente, al caso estremo di evasione per pura sopravvivenza, è manifesto.
Nonostante però questo contraddica qualsiasi istinto di sopravvivenza, qualsiasi logica, qualsiasi valore di tutte quelle rivoluzioni “liberali” fatte da sudditi e tartassati che si erano rotti le palle di essere sfruttati e spremuti da oligarchie parassite. Rivoluzioni magari partite proprio da scioperi fiscali e da motti che urlavano “no taxation without representation”. Nonostante, poi, l’Italia sia l’esempio maggiore tra i paesi avanzati di quanto lo stato, quando è troppo big brother e invasivo, finisca per diventare solo un apparato sterminato di clientele, di corruzione, di sprechi infiniti, debole con i forti e forte con i deboli.
Quando lo stato è così presente ovunque, finisce per voler legiferare ogni volta su tutto, più che può, anziché creare poche, semplici e chiare leggi. E in questo modo si viene a creare un qualcosa che perde la visione totale, concentrandosi in miliardi di casi specifici non comunicanti tra loro, i quali si contraddicono e spesso non sanno rispondere ai casi reali.
E’ l’arroganza del legislatore che pretende di poter legiferare la realtà. Ma la realtà è mutevole e più veloce dei tempi legislativi ed istituzionali. Come è per esempio il caso di una delle più putride merdose leggi-tasse degli ultimi tempi: la web tax di Boccia.
L’ansia del legislatore parassita di dover catalogare ogni cosa nuova è pari a quella del pazzo che vuole svuotare l’oceano con il secchio.
Un sistema legislativo semplice, minimale e che consenta la maggior libertà possibile al cittadino è l’unica via per permettere ad una società di crescere e prosperare.
Ma come già scritto, la nostra società non vuole crescere e prosperare. L’Italia, per grande parte, vuole vivacchiare, vuole sopravvivere. E questo si traduce in demonizzazione di qualsiasi evasione superi la pura sopravvivenza anche a fronte di uno Stato che fa vomitare pure Orwell, si traduce nel sistema fiscale che l’Italia ha e si merita, nel sistema giuridico che ha e si merita.
Infatti l’Italia non manifesta chiudendo i rubinetti di denaro all’apparato clientelare e ladro, non manifesta nemmeno violentemente contro loro nei palazzi.
Le rivolte oggi si fanno con i murales sulle banche, sulle università private, indossando una maschera di V, distruggendo gli sportelli bancari, urlando “dignità alle donne” perché i potenti di turno fanno le orge, da una parte.
Dall’altra i nuovi, questi forconi che bloccano i cittadini anziché le caste, che obbligano i negozianti a chiudere anziché le partecipate statali.
Chiedono dazi e sussidi, che sono ulteriori tasse sui consumatori costretti a pagare di più prodotti che potrebbero decidere di pagare meno. E da cui ci guadagnano i pochi “protetti” dai dazi e sussidi.
Chiedono di stampare di nuovo la lira, che sono tasse per inflazione ai risparmiatori, che sono “tasse per svalutazione” agli importatori e ai consumatori.
Chiedono difese ad personam. Sempre e solo quelle. Come i pensionati che se ne fregano delle generazioni future, dei già protetti che se ne fottono degli outsiders, degli ordini professionali che se ne fregano dei nuovi competitors (magari potenzialmente più bravi e meno costosi di loro).
Perché lo stato DEVE garantire protezioni. DEVE garantire la manna dal cielo.
Perché lo stato è la mamma. E gli italiani, perlopiù, solo dei mocciosi abituati a succhiare il latte.