La City dei TartariMe and Allen Ginsberg

  Vorrei essere Allen Ginsberg Anche solo per un giorno O per poche ore Vorrei sedermi sul bordo delle cose Su una banchina del porto O in mezzo ad una strada Di un centro cittadino Nella posizione...

Vorrei essere Allen Ginsberg

Anche solo per un giorno

O per poche ore

Vorrei sedermi sul bordo delle cose

Su una banchina del porto

O in mezzo ad una strada

Di un centro cittadino

Nella posizione del loto

Per meditare sullo stato orientale

Del pensiero

Vorrei raccontare le notti ed i giorni

Le diverse sfumature del presente

In frasi e rime

Parole che esplodono come fuochi di artificio

Vorrei lanciare un ohm

Fare in modo che l’aria passi dai polmoni

Come se fosse alla ricerca dell’anima

Vorrei essere Allen

E John Sinclair allo stesso tempo

Raccontare la vita di chi e’ stato contro

Ribelle

Prima che fosse di moda

Prima che l’indie rock e il punk

Fossero gestiti da hedge funds

Vorrei essere loro due assieme

Quando si incontrarono a Detroit

Alle loro spalle la musica jazz

Prima che gli Mc5 scatenassero la rivolta

Prima che la polizia sparasse a Berkeley

Quel momento preciso in cui una generazione

Prese coscienza della strada al potere.

John ed Allen rimasero al campo base

Continuarono ad essere ribelli

Perche’ ci vuole qualcuno che spinga

Le idee appena un attimo di piu’ dentro la notte

Come un faro che illumina

Le tenebre.

Vorrei essere Ginsberg

Per poche ore

E dire, urlare, declamare

Sopra una scatola di saponette

Sopra un qualsiasi palco improvvisato

Lo stupore di essere vivo

Cosciente

Attento

Nervoso

Adirato

Offeso

Preoccupato

Emozionato

Per la condizione della modernita’

Per lo stato delle cose

E la fine dell’umanita’

Dentro un sogno androide

Vorrei essere Ginsberg

I suoi occhiali e le linee di poesia

In cima al colle del Quirinale

In cima all’Aventino

Sopra Roma

La Roma del dicembre mite

Del Natale, l’ennesimo Natale di crisi

Un Ginsberg che denunci

Attacchi

Ma allo stesso tempo lenisca

Con le parole

Con l’amore che scorreva

Appena sotto alle sue parole

Quell’amore per tutto

Per un tutto santificato

E l’odio per ogni cosa

Che nega l’amore

Che nega l’umanita’ che potremmo essere

La burocrazia come forma di potere

La politica come usurpazione di consenso

La logica del profitto

Il breve termine

L’overnight

Il trucco e la chirurgia plastica delle intenzioni

Tutto e’ santo

Niente lo e’

Se non ci fa sentire

Allineati con il grande suono

Un suono che e’ una direzione

Un suono e’ un sentiero

Un percorso

Un’onda che segue lo spazio attorno

E viaggia nell’universo

Ogni parola che diciamo

Attraversa lo spazio

E sopravvivera’ noi

E forse l’universo stesso

Vorrei essere Ginsberg

E pensare che, in qualche maniera,

Tutto e’ ancora da inventare

Perche’ tutto esiste di gia’.

Tutto e’ santificato.

La poesia

La legge delle cose

Il ritmo dei treni

La mano di un altro che cerca la tua

La coscienza ignota della realta’

Di cui disponiamo

E che sprechiamo

Perche’ siamo noi il motore

La macchina ferrosa e rugginosa

Ma funzionante di questo universo

Siamo il significato

Delle cose

La mistica e costante certezza

Che il suono ci salvera’

Perche’ ci portera’ lontano

Oltre la ionosfera

Oltre i confini del sistema solare

Oltre quei limiti che ci imponiamo

Maledetta borghesia del cosmo

Che non siamo altro

Tutto e’ santificato, e nulla di noi paga l’Iva.

‘Today I saw movies, publishers, bookstores, checks- wait I am still poor!

Poor but happy! I saw politicians we wrote a Noise Law!

A Law to free poetry – poor Plato! Whoops here comes fascisms! I rode in a taxi!’

Allen Ginsberg – “Today”