Tutti quanti a parlare degli scontri nelle più grandi città, i media si concentrano sulla parte violenta ed estremista del movimento: ancora una volta il grido d’aiuto del paese è coperto da quei deficienti che giocano alla guerriglia a spese di tutti.
di Alessandro Zurlo
Stamattina facendo quei duecento metri che dividono la mia bicicletta dal portone di casa ho dato un’occhiata alle serrande dei negozi per strada: erano praticamente tutte chiuse.
quando anche una parte della Polizia di Stato dichiara l’adesione “virtuale” al blocco del 9 Dicembre perchè anche le forze di polizia sono oramai
non si può banalizzare il tutto dichiarando che ai vertici di questa protesta ci sono organizzazioni di estrema destra e che questa è la protesta dei fascisti. Ouè, mi pare che voi vediate fascismo ovunque! Eppure un paio di occhi per guardare da soli mi pare Madre Natura li abbia dati anche a voi…
Da una parte ci sono piccoli artigiani e lavoratori qualunque assieme ai pensionati, esasperati fino all’inverosimile da condizioni di lavoro da anni imposte con la sempre valida scusa della crisi. E’ davvero demagogìa dare ragione al loro disagio? C’è ancora qualcuno in sala che crede sia impossibile fare peggio di così? 6 milioni di precari, 4,3 milioni di disoccupati, quasi il 30% di disoccupazione giovanile? E l’imposizione fiscale RECORD al 53%? E l’IVA al 22%? Mentre Confartigianato eConfindustria non sanno più a chi segnalare le continue perdite e che nulla possono contro i vincoli dell’onnipotente PSC.
Io sono contento che queste persone siano scese in piazza. Allora non è vero quello che si dice: che possono tagliare e licenziare e malgestire quanto vogliono e spiegando poco, tanto le persone non reagiscono più.
Dall’altra parte ci sono ultras, violenti e fascisti (spesso le tre cose insieme) pronti a sfogare “frustrazioni accumulate in settimana” che giocano a fare la guerra per le strade piuttosto che negli stadi. Gente difficilmente allontanabile dai cortei e al contempo difficilmente gestibile, questa volta ancora più vigliacca da infiltrarsi in una protesta nata e voluta pacifica fino a lasciare esterrefatti per così tanta banalità ma che nel frattempo lancia un monito anche ai meno svegli: quello che è successo nel 1919 può accadere di nuovo.
Nel mezzo la polizia, che per mille euro e un calcio in culo deve prendersi insulti sassi bottiglie e bombe carta per fare da cuscinetto a chi forse un giorno di questi dovrebbe smetterla di fare orecchie da mercante. Non c’è bisogno di usare termini generali come “questi politici” o “questa classe dirigente”. I nomi li facciamo da mesi, se non da anni: qui a Torino sono Roberto Cota e Piero Fassino; in Veneto o in Sicilia e, nel resto d’Italia, altri ancora.
Ma allora perchè, le persone a cui si chiede il conto in queste situazioni cercano quanto possibile il no-comment? Assenti, contestati, impauriti, impegnati, indisposti, immuni… illesi. Sempre bravi a condannare il lato violento della protesta e mai pronti a riflettere sul grido di aiuto che un’intero paese sta lanciando.
fotogafie di Mirko Isaia