Ucraina: la rabbia, l’amore, l’orrore.
di Enrico Martelloni
La rabbia, l’amore, l’orrore del popolo d’ucraina che manifesta in piazza, sta crescendo. Il desiderio di ritrovare una via d’emancipazione lontana dalla Russia si sta manifestando al ghiaccio del duro inverno di Kiev. I motivi politici ed economici che fino ad oggi hanno tenuto assieme due nazioni non sempre amiche, potrebbero terminare. Amiche, non lo furono neppure nel 1917, quando la Russia la invase l’anno successivo per mano dei bolscevichi di Lienin; oggi la sua ultima statua è stata abbattuta e distrutta a colpi di martello in una remota piazza della capitale. Segno che ancora gli echi di un regime lontano riemergono tra l’emergenza popolare, come un pensiero rimosso da tempo. Il crac finanziario alle porte ha esasperato gli ucraini spaventati da un possibile default già vissuto nel 1991, agli inizi del loro percorso di nazione indipendente dallo stato sovietico che si stava sgretolando, ma che aveva ancora la forza per imporre la sua influenza. Oggi la strada che i giovani in particolar modo intravedono, è l’Europa. Pare pleonastico, ma questo è grazie ad internet.
Nel ’91 non era diffuso e le condizioni per valutare una scelta differente da quella di nazione satellite era poco concepita. La situazione, dunque, sta velocemente precipitando e questa volta l’Europa deve cercare di aiutare chi le chiede speranza. E’ un aspetto importante perchè determinerebbe un cambiamento nella politica estera europea che, d’altra parte non ha la forza di uno stato federato dei popoli. Per questo motivo, rischia di diventare una chimera e il frutto di un ennesimo fallimento delle attese del popolo ucraino, se non saranno accolte le richieste dei tantissimi giovani pacificamente scesi nelle piazze di Kiev per protestare contro Yanukovich, filo russo e amico di Putin. Il presidente dell’Ucraina che in questi giorni non si trova alla casa bianca, ha già quasi sicuramente siglato un accordo con Putin, rifiutando l’invito a firmare gli accordi di Vilnius. Secondo fonti, apparse pubblicamente, Yanukovich avrebbe chiesto alla Cina un forte prestito per evitare il fallimento della nazione. La valutazione dei dirigenti della repubblica popolare sembra incerta, a fronte dell’interferenza geopolitica nel mediterraneo, con tutti i problemi connessi. Non sarebbe tutto questo, per la Cina, necessario e troppo oneroso quando altre potrebbero essere le strade per arrivare al medesimo obbietto. L’affanno di Yanukovich di ricercare soldi orientali, pare si esaurito in un nuovo patto con la Russia, ed intervenendo sul fronte interno con la forza. Il presidente ucraino ha già minacciato l’intervento dell’esercito contro i manifestanti se questi non sgombreranno subito le piazze. Alcuni ragazzi sono stati picchiati ferocemente e sono spariti dalla circolazione, come una sorta di desaparesidos argentini. Uomini e donne, che hanno affollato le vie della capitale, vedo l’Europa come riscatto dall’indigenza ed una nuova prospettiva di vita fraterna non solo economica e finanziaria. Certo la strada è lunga e difficile, i vincoli richiesti dall’Ue sono molti, ma paiono nulla al confronto di un accordo con Putin. Il pericolo è che il paese sarà diviso: la parte nord occidentale, quella più povera passerebbe sotto l’influenza dell’Ue, mentre quella sud orientale sotto l’influenza della Russia. Sarebbe un disastro forse impossibile, ma va messo in conto. Nulla può fare considerare per certo che i carri armati di Mosca, non oltrepassino la frontiera; è già capitato in Georgia, al tempo delle olimpiadi in Cina nel 2008. Sarà, speriamo, il popolo ucraino questa volta a decidere tutto assieme con la forza dell’ideale di fratellanza e unione, a trascinare la nazione dove loro desiderano. Con la sola certezza che sarà dura, sì, ma alla fine un’scelta per il loro futuro esiste.