Riforme: l’ultimo appello di Napolitano al Parlamento

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano   E’ ancora molto forte l’eco delle parole del discorso che il Presidente Napolitano ha tenuto in occasione della cerimonia per lo scambio d...

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

E’ ancora molto forte l’eco delle parole del discorso che il Presidente Napolitano ha tenuto in occasione della cerimonia per lo scambio degli auguri di Natale e Capodanno con i rappresentanti delle istituzioni e delle forze politiche. Con l’aiuto della tag cloud ricavata da Buzzdetector nell’ambito di Voleteilmiovoto possiamo ancor meglio coglierne il senso.

Scopriamo così, prima di ogni cosa, l’atteggiamento di ascolto nei confronti della situazione sociale nel paese, infiacchito dalla crisi economica e occupazionale e agitato dalle proteste di categorie, gruppi sociali, sindacati: imprese condannate a soccombere, lavoratori in Cassa integrazione o esposti alla perdita del lavoro, una recessione che morde ancora duramente, proteste indiscriminate e violente, fenomeni di corruzione e insultante malcostume, e via elencando dalle sue parole.

Ancora una volta, insomma, massima urgenza per quelle riforme (altra parola chiave) che l’Italia attende da tempo e che riguardano sia la condizione di vita delle persone che la funzionalità del sistema istituzionale. Sono necessarie, dunque, sia le riforme sociali che le riforme costituzionali.

Di fronte a queste urgenze, però, l’Italia ha un disperato bisogno di Governo. Diventa cruciale, dunque, il contributo del Governo da lui fortemente voluto e la cui azione viene più volte richiamata e stimolata. Napolitano incoraggia il rispetto del patto programmatico per il 2014 annunciato dal Presidente del Consiglio Letta. Ma sottolinea allo stesso tempo che “giudice di tali intenti e atti è, come sempre, il Parlamento” e che non vi è “contrapposizione tra piani diversi nei rapporti poltici e istituzionali, il piano delle riforme e delle regole e il piano delle scelte e delle responsabilità di governo”.

Davvero fa riflettere la centralità del Parlamento nel discorso del Presidente. In totale controtendenza rispetto alle accuse di deriva presidenzialista rivoltegli da più parti (per esempio, da testate come Il Fatto o Micromega, e da formazioni politiche come il M5S), Napolitano riconferma il ruolo del Parlamento, protegge le sue prerogative e ne esalta il compito.

Ha detto Napolitano, con massima chiarezza: “Il Parlamento, rinvigorito da più giovani forze e da nuove leadership in diverse formazioni politiche, faccia la sua parte per sollecitare, discutere, sostenere scelte efficaci di governo; si impegni a fondo sul terreno delle riforme costituzionali; elabori una nuova legge elettorale. Anche per quest’ultima si dialoghi e si cerchino intese – come si vconviene quando si tratta di regole così essenziali – innanzitutto nella maggioranza di governo ma, nella misura del possibile, anche con tutte le forze dell’opposizione”.

In altri termini, il Presidente invita il Parlamento, nella sua interezza (maggioranza più opposizione) a riprendere in mano le proprie responsabilità, anche di fronte alle osservazioni recenti della Corte costituzionale sul Procellum. Un atteggiamento che contrasta con l’immagine di re capriccioso che qualcuno cerca di attribuirgli.

A tal fine, Napolitano recupera perfino il discorso dell’ottobre scorso all’Anci, nel quale diceva: “La dignità del Parlamento e delle stesse forze politiche si difende non lasciando il campo ad altra istituzione, di suprema autorità ma non preposta a dare essa stessa soluzioni legislative a questioni essenziali per il funzionamento dello Stato democratico. Non è ammissibile che il Parlamento naufraghi ancora, a questo proposito, nelle contrapposizioni e nell’inconcludenza”.

Alla fine, appare in evidenza un appello complessivo alla politica perché non venga meno al proprio compito: “Più in generale – ha detto il Presidente – l’Italia avrebbe bisogno di più misura, serenità e consapevolezza nel fare politica”.

Pochi mesi a disposizione ormai per capire se questo è davvero l’ultimo appello.

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