Sicuramente sarà sfuggito ai più, ma un primo mattoncino per tagliare i costi della politica è stato messo. Mi riferisco alla possibilità per la Pubblica amministrazione di recedere dai contratti di locazione.
Come riportato dal blog di DLA Piper Italy, proprio oggi è stato convertito, con modificazioni, il decreto legge n. 120 del 15 ottobre 2013 recante misure urgenti di riequilibrio della finanza pubblica nonché in materia di immigrazione. Tra le norme di interesse, vi è quella – approvata dalla Camera dei Deputati lo scorso 22 novembre – in materia di contratti di locazione con le pubbliche amministrazioni.
Il decreto prevede, all’articolo 2bis che le amministrazioni dello Stato, le regioni e gli enti locali, nonché gli organi costituzionali nell’ambito della propria autonomia, abbiamo facoltà di recedere, entro il 31 dicembre 2014, dai contratti di locazione di immobili in corso alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
È bene ricordare che lo scorso anno nel corso di un’audizione alla Commissione Finanze della Camera, nell’ambito del lavoro sulla razionalizzazione degli spazi collegata alla “spending review”, Stefano Scalera, direttore dell’Agenzia del demanio, aveva riferito di come la pubblica amministrazione italiana occupasse 11.002 immobili di proprietà di terzi per una spesa complessiva di 1.215 milioni di euro l’anno.
Su questo fronte lo Stato inizierà ora a dimagrire? Staremo a vedere.