Aprendo la homepage del quotidiano Nation, il visitatore si trova davanti un’immagine del re Bhumibol Adulyadej e un augurio di lunga vita al riverito sovrano thailandese che domani compirà 86 anni e dal 1946 siede sul trono. Per celebrare al meglio l’appuntamento anche le proteste che dal 24 novembre hanno come teatro Bangkok e che nel fine settimana hanno fatto almeno 5 morti, si sono fermate in segno di rispetto.
Una pausa destinata a finire passate le celebrazioni. Il governo ha esortato il leader delle proteste, l’ex parlamentare Suthep Thaugsuban, ad arrendersi e affrontare le accuse nei suoi confronti, tra cui insurrezione. Dal canto suo l’ex vicepremier sembra intenzionato a non mollare. L’ex esponente del partito democratico chiede lo scioglimento della Camera e le dimissioni della premier Yingluck Shinawatra, considerata un fantoccio nelle mani del fratello, Thaksin, ex primo ministro in esilio deposto da un golpe nel 2006 e condannato in contumacia per corruzione. L’obiettivo è instaurare vaghi “consigli del popolo”, rovesciando tra l’altro il verdetto delle urne del 2011.
Il timore, scrive la Reuters, è che dopo aver tentato la mediazione, l’esercito possa prendere in mano la situazione replicando uno dei 18 colpi di stato tentati o riusciti negli ultimi 80 anni, sebbene il numero uno della Marina, ammiraglio Narong Pipathanasai, abbia cercato dare rassicurazioni, parlando di un incontro con i suoi omologhi dell’esercito e dell’aviazione da cui non sarebbero scaturiti piani di intervento
New Mandala, sito dedicato alla regione dalla Australian National University, ha tracciato intanto nei giorni scorsi il profilo degli antigovernativi, le cui file sono formate da studenti, dal partito democratico e dall’Alleanza popolare per la democrazia, già vista in azione in passate proteste contro Thaksin, oggi sotto altro nome. Classe media urbana contrapposta ai sostenitori del clan Thaksin, in gran parte provenienti dal nord e dalle aree rurali che nel 2010 scesero in piazza per protestare contro l’allora primo ministro Abhisit Vejjajiva.
Come spiega lo storico Nidhi Eoseewong al New York Times ciò che sta avvenendo in Thailandia non riguarda Thaksin o una lotta tra le élite. Al contrario riflette i cambiamenti socio-economici degli ultimi due decenni. Milioni di contadini si sono elevati a classe media e ora chiedono rappresentanza; una partecipazione che la vecchia élite non tollera, aggiunge lo storico.
Ma intanto in migliaia sono già arrivati con un giorno in anticipo nella cittadina marittima di Hua Hin per vedere di persona il sovrano che domani in mattinata aprirà un’udienza reale nel suo palazzo. Da lui ci si attende una parola, ancora non pronunciata sulle proteste. Mentre gli antigovernativi accarezzano l’ipotesi, da loro proposta, che il re possa nominare un primo ministro ad interim. Una proposta giudicata incostituzionale, con tutti gli organi istituzionali ancora pienamente funzionanti.