Nonostante il giudizio pessimo che ricevono dalla popolazione, i nostri politici pensano ancora di risolvere tutto con le parole diffuse a suon di trombone:
– Letta 1: appena costituito il suo governo, il presidente del consiglio andò in televisione ad annunciare che avevano appena deliberato l’assunzione di 1.000 giovani per realizzare l’inventario digitale del patrimonio artistico, e indicò questo come esempio “del fare”. Ebbene qualche settimana fa il decreto è stato pubblicato sulla G. U. e si è appreso che l’assunzione, si fa per dire, sarà solo per un anno e a 400 euro al mese. A Roma con quella cifra si e no ci si paga un letto in una camera ammobiliata. Letta sta replicando il “circolo dei carini” di Monti;
– Letta 2: il nostro capo del governo in un intervista a un giornale straniero ha dichiarato che in Europa gli viene riconosciuto di possedere le “balls of steel”. Dopo qualche giorno è andato in Polonia per mettere in mostra questi suoi attributi nella vicenda dei tifosi della Lazio detenuti in carcere. Lì è stato sonoramente spernacchiato da un semplice ministro, il quale ha pubblicamente sbattuto in faccia al Priapo de noantri (ripetiamo: pubblicamente in una conferenza stampa e non in un incontro riservato) che i nostri concittadini erano dei “banditi” e quindi il nostro capo del governo se ne poteva tornare tranquillamente a casa, con le pive nel sacco. Con le “balls of steel” hanno giocato a flipper;
– Letta 3: il nipote di Letta zio ha trionfalmente dichiarato di aver eliminato il finanziamento pubblico dei partiti. Peccato però che la cosa entrerà in vigore solo nel 2017 e che fino ad allora, come ci hanno abituato i nostri politici, può cambiare tutto, anche in direzione di un aumento del predetto finanziamento;
– Saccomanni, il nostro ministro dell’economia, ha definito “storico” l’accordo in sede Ue sui salvataggi bancari. Non ci è dato di sapere in particolare a cosa si riferisse quell’aggettivo visto che quello che doveva essere l’aspetto più innovativo, l’accollo a livello europeo dei salvataggi medesimi, è stato sostanzialmente disatteso. Tutte le tappe stabilite per un salvataggio potevano essere benissimo previste anche dalla normativa di ogni singolo stato. Da qualche anno l’aggettivo “storico” è diventato il più abusato, tanto da aver perso ogni significato. Per ogni stupidaggine, per ogni rutto del potere, c’è sempre qualche poverino che usa il termine “storico”. Negli anni cinquanta l’economista Usa Paul Sweezy (l’unico economista di rango di quel paese che si professasse marxista) scrisse un libro dal titolo “Il Presente come Storia”. Delle due l’una: o si considera ogni atto quotidiano come “storia” perché comunque la determina, e allora diventa pleonastico l’uso di quel termine, o si usa l’aggettivo “storico” per qualcosa di veramente eccezionale, che introduce una discontinuità reale nel processo storico, ma allora va usato con molta, moltissima parsimonia, altrimenti perde il suo significato;
– Scalfari, il fondatore di Repubblica, come è noto è affetto della stessa sindrome di “salvatore della patria” di cui è affetto anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Sempre a proposito del predetto accordo sui salvataggi bancari, ha scritto che è tutto merito di Letta. Anche in questo caso non sappiamo a cosa si riferisse l’illustre giornalista. Quando poi parla del famoso “spread”, una volta dice che il suo abbassamento è merito di Draghi, un’altra volta che è merito di Letta. Evidentemente ogni volta valuta dove è più necessario uno squillo di tromba, anzi di trombone.