The question postVincitore dei British Comic Awards, intervista all’autore de “Il Nao di Brown”

Glyn Dillon è un disegnatore inglese che quest'anno ha pubblicato la sua prima storia lunga, Il Nao di Brown, appena uscito in Italia per Bao Publishing. Lavora principalmente come storyboarder e c...

Glyn Dillon è un disegnatore inglese che quest’anno ha pubblicato la sua prima storia lunga, Il Nao di Brown, appena uscito in Italia per Bao Publishing. Lavora principalmente come storyboarder e concept designer per cinema e tv. Il suo grande talento è stato subito riconosciuto: il Nao di Brown ha ottenuto il premio come miglior libro ai British Comic Awards.

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cover Il Nao di Brown

Nao è il nome della protagonista, una ragazza metà inglese e metà giapponese che soffre di un disturbo ossessivo compulsivo: in particolari situazioni immagina di compiere gesti di estrema violenza, che puntualmente non mette in atto. Chiusa nelle sue paure, Nao conduce una vita relativamente normale lavorando nel negozio di giochi giapponesi di un compagno di studi, condividendo l’appartamento con un’amica infermiera e seguendo un corso di meditazione buddista nella speranza di tenere a bada i suoi disturbi. Finchè un giorno incontra Gregory, un uomo che di mestiere ripara lavatrici: si innamorano e, come sempre succede nelle relazioni più profonde, tutti i nodi vengono al pettine e Nao deve fare i conti una volta per tutte con la sua personalità.

Glyn Dillon è bravo a farci entrare e uscire dalla mente di Nao mostrandoci come la soglia tra pensieri sani e pensieri ossessivi non è poi così netta, proprio come quella tra normalità e anormalità. Attraverso acquerelli vivaci, l’autore dà a Nao un’aria sbarazzina e a volte quasi infantile, senza nascondere la bambina che è ancora in lei e che guarda il mondo dalla frangetta nera. Gregory è invece un uomo possente e barbuto, che dentro un involucro di robustezza nasconde una profonda fragilità.

Questo libro è principalmente un racconto sull’accettazione della propria personalità, tema che in un modo o nell’altro ognuno di noi è chiamato ad affrontare. È una storia che ci mette davanti alla difficoltà di abbracciare le nostre fragilità ma anche di fronte alla possibilità di andare oltre, di affrontarle, di trovare la nostra strada.

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Glyn Dillon a Lucca Comics and Games

Glyn Dillon ha partecipato a Lucca Comics and Games dove ho avuto il piacere di incontrarlo.

Come mai hai scelto per Gregory un mestiere così particolare, un riparatore di lavatrici?

Quando ho iniziato il libro avevo in mente di raccontare la storia di Gregory. Avevo preso ispirazione da mio figlio che all’epoca aveva un anno ed era terrorizzato dalla lavatrice con lo sportello aperto, come se intuisse che ci fosse qualcosa di misterioso al suo interno. Allora pensai che il personaggio di Gregory potesse passare in un mondo altro attraverso la lavatrice! Sarebbe stata una storia completamente diversa, ma siccome volevo che lui avesse una cotta per qualcuno creai Nao e lei divenne un personaggio molto più interessante.

Proprio in quel periodo scoprii che mia moglie aveva sofferto di disordine ossessivo compulsivo e cominciai a fare ricerche sull’argomento. Questo cambiò tutta la prospettiva del libro perchè è stato come se Nao mi dicesse che la storia dovesse riguardare proprio lei e così si impose come personaggio principale. Quando inizi una storia non sai mai che direzione prenderà e spesso ti ritrovi da tutt’altra parte!

Quindi la scoperta della patologia di tua moglie ti ha dato uno stimolo in più nella costruzione del personaggio.

Mia moglie non ha lo stesso tipo di disturbo e quindi non si tratta di una sua biografia. Ma quello che ho appreso da lei mi ha spinto a fare ricerche, leggere libri e cercare gruppi di supporto da cui ho imparato molto. Tutte le persone hanno un certo tipo di pensieri intrusivi ma una parte del cervello degli ossessivo compulsivi reagisce ad alcuni stimoli con una soglia di allarme troppo bassa ed è così che un pensiero negativo si trasforma in un loop. Inizialmente credevo che questa storia avrebbe fatto fatica ad attirare un pubblico trasversale, invece sono rimasto favorelmente stupito nel constatare il successo che ha ottenuto.

tavole Il Nao di Brown

Alla fine del libro Nao ha un incidente che sembra cambiare la sua percezione della realtà e di se stessa. Pensi che ogni tanto nella vita abbiamo bisogno di qualcosa di realmente traumatico per cambiare le nostre attitudini?

L’incidente cambia la percezione che Nao ha del suo disturbo, non il disturbo in sè. Alla fine lei è semplicemente in grado di gestire meglio i suoi pensieri ossessivi.

Io stesso ho avuto un brutto incidente a 18 anni. E nel momento dell’impatto mi ero stupito di quanto il moi cervello fosse stato in grado di accelerare o rallentare la sua attività permettendomi di pensare moltissime cose diverse in uno spazio di tempo minuscolo. Mi è sembrata una bella maniera di mostrare il processo mentale di Nao e il suo cambiamento di prospettiva, come se il momento dell’incidente avesse toccato qualche corda decisiva.

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tavole il Nao di Brown

Questa è la tua prima storia lunga. Solitamente realizzi storyboard per i film e il tuo background è molto diverso. Come sei arrivato fin qui?

Ho fatto moltissimi storyboard ma ad un certo punto mi son detto perchè non provi a fare un libro tutto tuo? È stato un pensiero che si è affacciato come una piccola epifania. Prima ho scritto la storia e poi l’ho disegnata. Mia moglie è stata molto paziente, perchè lavoravo sette giorni su sette e con due bambini non è stato facilissimo.

Tra l’altro, non ho più letto il libro da quando è uscito in Inghilterra. E non lo voglio rileggere ancora per un po’ perchè l’ho «vissuto» per quattro anni ed è stato davvero molto intenso. Mi fa comunque molto piacere andare ai festival, fare le dediche e incontrare le persone.  

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