L’editoriale di martedì sul Corriere della sera firmato da Beppe Severgnini (“Per non tradire questi ragazzi”) propone una delle classiche applicazioni del teorema del benaltrismo, secondo il quale, per risolvere un problema, sono sempre “ben altri” i nodi da affrontare e “ben altre” le questioni da dirimere.
A che serve, infatti, parlare di sistemi elettorali se – intanto – le prospettive di lavoro per i giovani sono quelle che sono e la farraginosità dei contratti e la burocratizzazione degli stage deprimono qualsiasi speranza e i sindacati sono restii a invertire la tendenza a proteggere chi è già protetto? “Chi ha due figli a casa, che da mesi cercano inutilmente un impiego – scrive Severgnini – non può apprezzare gli esoterismi del sistema spagnolo e le discussioni sul modello tedesco modificato”.
Che, intendiamoci, un po’ è vero. Ma è vera anche un’altra cosa e cioè che il lavoro ha più chance di rilancio – o un’ulteriore prospettiva di depressione, a seconda dei punti di vista – se un governo è in grado di fare scelte nette e decise, non importa se di destra o di sinistra, ma scelte purchessia.
Ecco, come può capire Severgnini, da questo punto di vista una legge elettorale – al netto di ogni esoterismo – non vale un’altra. La discussione sulle regole, pertanto, non rischia – come scrive lui, un po’ demagogicamente – di “esasperare gli italiani”. Gli italiani sono già esasperati, invece, dalla palude e dalle zanzare. E un giornale serio dovrebbe spiegare loro che, “per non tradire questi ragazzi”, occorrerebbe innanzitutto far scorrere un po’ l’acqua. Anche con una legge elettorale che renda il nostro un paese un po’ più normale, come disse qualcuno.
Altrimenti viene il sospetto che Severgnini – al pari dei suoi editori – sia uno di quei libelluloni iridescenti e molto furbi che può permettersi il lusso della compassione pelosa e che in questa palude, in fondo, ci sta meglio di altri.