Pizza ConnectionBoccassini “piccona” la procura su via d’Amelio

“La prova regina del fatto che Vincenzo Scarantino era un mentitore era già nel suo pentimento, nel suo background criminale. Diceva cose assurde, chiamava in causa collaboratori di giustizia di ca...

“La prova regina del fatto che Vincenzo Scarantino era un mentitore era già nel suo pentimento, nel suo background criminale. Diceva cose assurde, chiamava in causa collaboratori di giustizia di caratura ben più elevata che non era in grado neanche di riconoscere in foto. Con il collega Roberto Sajeva mettemmo nero su bianco le nostre perplessita’, scrivemmo che si stava imboccando una pista pericolosa, lo dicemmo al procuratore Tinebra, ai colleghi Anna Palma e Nino Di Matteo, lo segnalammo in una nota inviata anche alla Procura di Palermo”. Parole e musica di Ilda Boccassini, oggi capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, ai tempi in forza presso la procura di Caltanissetta dove per due anni indagò sulle stragi. Interrogata nell’ambito del quarto (si quarto) processo sulla strage di via d’Amelio non usa mezzi toni. Come sempre.

Sulla strada Ilda “la rossa” incontra il presunto pentimento di Vincenzo Scarantino, picciotto della Guadagna che scrive la storia della strage di via d’Amelio, in cui perse la vita Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta. La versione di Scarantino però fu un bluff. Lo avevamo scritto qui e Boccassini lo andava ripetendo almeno dal 1994 e lo ha ribadito poi nel 2009 a verbale nel corso degli interrogatori che la procura di Caltanissetta svolgeva sui fatti di via d’Amelio dopo le dichiarazioni di un altro pentito, cioè Spatuzza.

Verbale boccassini from Luca Rinaldi

A chi faceva notare le incongruenze del falso pentito toccavano gli strali dei pm della procura: Per il pubblico ministero Palma le ritrattazioni di Scarantino erano «opera della mafia», la Corte del Borsellino-bis, ritenne Scarantino «incapace di mentire credibilmente», e per il pm che condusse la requisitoria nel processo Borsellino-Bis, Di Matteo, oggi a Palermo e principale protagonista dell’inchiesta sulla cosiddetta ‘trattativa’ «la ritrattazione dello Scarantino ha finito per avvalorare ancor di più le sue precedenti dichiarazioni… L’avvicinamento dei collaboratori per costringerli a fare marcia indietro è diventata una costante nella strategia di Cosa nostra… Lo sparare a zero sui pubblici ministeri, l’accusarsi di precostituirsi arbitrariamente le prove a carico dei loro indagati, è diventato una sorta di sport nazionale praticato non tanto dai pentiti, ma da molti di coloro che hanno lo scopo di fare esplodere il sistema giudiziario».

Nell’inchiesta sulla cosiddetta “Trattativa Stato-mafia” (portata avanti dallo stesso Di Matteo) quello di Scarantino viene definito come un “depistaggio”, orchestrato principalmente dal superpoliziotto Arnaldo La Barbera. Ma anche qui Boccassini usa la sciabola e non il fioretto durante la deposizione di oggi 21 gennaio 2013: “La responsabilità delle scelte investigative che furono fatte è della Procura, non certo delle forze di polizia. Se si è scelto di continuare su questa pista vuol dire che i colleghi si sono convinti cosi”.  A verbale nel 2009 Boccassini faceva registrare: “Dobbiamo ritenere che, se ci fu errore investigativo, ci fu anche un enorme errore giudiziario, perché tutti questi elementi di prova, questi verbali di Scarantino in cui prima dice una cosa, poi ne dice un’altra, poi un’altra ancora, poi non riconosce le fotografie, poi i confronti fatti in questa maniera, furono atti sottoposti alla valutazione della magistratura. Evidentemente allora ci fu una  sorta di ragion di Stato che forse dominava; non so, posso esprimere solo delle valutazioni delle  quali potrei pentirmi. Probabilmente l’atmosfera era diversa, probabilmente quella magistratura era  restia a pensare che uno si potesse autoaccusare di una strage senza averla commessa. Credo quello fosse l’elemento difficile da superare. Altro non posso aggiungere su questo tema”. Fatto sta che, come nel pezzo che linkavo sopra quella balla passò indenne per più di vent’anni 4 processi, 11 giudizi, falsi pentiti ed errori investigativo giudiziari. Ora ci sarà da chiedere il parere ai nomi citati da Boccassini questa mattina, e che lo “scontro di potere” abbia inizio.

X