La City dei TartariCaboto ed il pesce

Abbiamo insegnato al mondo a pescare ed a cucinare il pesce, cefali e pesci orribili, ma deliziosi, a guazzetto, come caciucco, arrosto. Abbiamo insegnato a prendere il pesce ed a dipingerlo, fotog...

Abbiamo insegnato al mondo a pescare ed a cucinare il pesce, cefali e pesci orribili, ma deliziosi, a guazzetto, come caciucco, arrosto. Abbiamo insegnato a prendere il pesce ed a dipingerlo, fotografarlo, usarlo come metafora di esseri semidivini, a raccontare ad un amico lontano, per telefono, della pesca, del colore verde e stupendo dei pini sulla riva del mare da cui si era appena preso il pesce. Abbiamo insegnato al mondo a come dare i nomi alle cose, abbiamo dato il tempo, la cadenza dei mesi, delle stagioni, l’alfabeto, il vino, la speranza e la riforma, la controriforma, la finanza che crea e quella che distrugge, abbiamo raccontato il mondo, prima che il mondo scoprisse travel.com, abbiamo inventato l’accoglienza, l’ospitalita’, la bellezza narrata e rivista, dipinta, scolpita, appena accennata. Abbiamo insegnato al mondo come mangiare con poche lire, come cucinarsi qualcosa di nutriente, abbiamo abolito la schiavitu’, la pena di morte, la rabbia dei secoli, prima di tutti gli altri.

Abbiamo scoperto che il mondo era molto piu’ grande di quello che ci avevano insegnato pigri filosofi greci, grazie a persone come Colombo, Vespucci, Caboto, E le loro famiglie pazienti che li aspettavano a casa, ogni volta che si lanciavano nell’ignoto. Abbiamo appurato che il cinema puo’ raccontare il dolore e non solo sogni, abbiamo inventato la poesia,ridefinito la musica, dato al mondo la tragedia, l’opera che diventa, come sempre, in Italia, operetta. Abbiamo inventato la ribellione, abbiamo dato una lingua al pianeta, forse due o tre. Ed oggi siamo qui, seduti, spaventati quasi, al ristorante lungo la costiera, dove ci serviranno un pesce non pescato da noi, in un locale che non gestiamo piu’ noi. Ed abbiamo paura, di nuovo paura del mare nero davanti, dell’avventura, di lasciare tutto per afferrare tutto. Abbiamo perso la voglia, la volonta’, la speranza che le cose possano cambiare giorno per giorno, miglio nautico dopo miglio nautico, mattone dopo mattone. In un’epoca che, comunque, agevola la creativita’ e l’innovazione, abbiamo deciso che il luogo del nostro futuro e’ appena fuori dai confini del paese, appena fuori dai limiti della nostra tolleranza all’indecenza, all’idiozia, alla violenza. Per questo, molti partono, per questo molti altri fratelli appena arrivati in Italia ripartono. Perche’ non vale la pena rischiare dove si sa che il ritorno e’ quasi mai positivo, ben che vada e’ a somma zero.

Qui, sulla riva di un mare da cui nessuno di noi sa piu’ pescare, forse l’ultima cosa rimasta da fare e’ riaprire queste branchie e ricomprendere come fare a nuotare, a viaggiare, a pescare un nasello e cucinarlo con i pomodori abbandonati nei campi dalla scomparsa della manodopera sottopagata e schiavizzata. Sperando che non siano campi resi tossici da altre forme di idiozia e di follia.

Qui ci vorrebbe Caboto, con le sue navi finanziate dai banchieri fiorentini, con i loro ultimi soldi, lasciati dalla speculazione sull’argento che rovinarono l’economia fiorentina, ancor prima che la scoperta dell’America cambiasse tutti gli equilibri. Ci vorrebbe quello slancio, quell’energia di sapere che, quando tutto e’ perso, tutto e’ da trovare. Quando tutto sta per finire, dai soldi dei risparmi, alla fiducia, allora, e’ quello il luogo giusto, il momento idoneo per ricominciare. Cambiando paradigma, aprendo il paese a nuove sfide, a nuove soluzioni, uscendo dai trucchi e dai meccanismi che fanno avere boiardi di stato con venti incarichi e migliaia di giovani che lasciano a qualcun’altro il ruolo di comprare il pesce e cucinarlo, per andare a farsi insegnare altrove come fare a pescare qualsiasi cosa, anche una scarpa rotta. Uno stivale da accomodare.

‘Give me memories, or give me some kind of space to breath’ K.J. Okker – Dilemma

SOUNDTRACK

Virginiana Miller – L’eternita’ di Roma

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