L’Italia in numeriÈ pericoloso effettuare proiezioni elettorali sulla base dei sondaggi

  L'incontro tra Renzi e Berlusconi ha dato il via, forse, alla definizione di una nuova legge elettorale. Proprio in queste ore, si va definendo il testo dell’Italicum, proposta scaturita dal conf...

L’incontro tra Renzi e Berlusconi ha dato il via, forse, alla definizione di una nuova legge elettorale. Proprio in queste ore, si va definendo il testo dell’Italicum, proposta scaturita dal confronto tra il Segretario del Pd e i leader degli altri partiti e presentato da Renzi stesso alla direzione del suo partito. Nel frattempo, malgrado i contorni della nuova legge elettorale siano ancora poco definiti, anche nei dettagli essenziali, si sono già avvicendati i tentativi di proiettare i possibili esiti di una consultazione col nuovo sistema, sulla base dei rapporti di forza oggi esistenti tra i partiti, almeno secondo le stime dei sondaggi. Anzi, è proprio a partire da questi ultimi che si va svolgendo buona parte della trattativa: ogni forza politica cerca – non sempre pensando, per la verità, agli interessi generali del Paese – di modellare la normativa ai propri specifici interessi.

Ma si tratta di una operazione sbagliata. Già nei giorni scorsi, Angelo Panebianco, sul Corriere, aveva criticato gli esercizi di modellistica elettorale basati sulle ricerche. Egli ha giustamente sottolineato come la logica delle scelte di voto possa variare significativamente anche in relazione al sistema elettorale. La presenza di pochi o molti candidati, il sorgere di coalizioni, il tipizzarsi dell’offerta mutano, anche in profondità, le logiche secondo cui gli elettori pensano e decidono il proprio voto.

Ma non si tratta solo di questo. Ci sono almeno altri due motivi per cui il proiettare i dati attuali dei sondaggi sui possibili risultati rischia di essere un’operazione del tutto fallace.

Il primo sta nella debolezza dei sondaggi stessi. Sia perché, come è ormai noto, buona parte degli elettori (nelle ultime elezioni, quasi uno su tre) decide all’ultimo momento sulla base della campagna elettorale e non sa con precisione oggi che cosa voterà in futuro. Sia perché la quantità di persone che non risponde alle inchieste sulle intenzioni di voto è tale da renderne opinabili i risultati. Si tratta, grosso modo, di un altro terzo di elettorato che si rifiuta di dichiarare la propria scelta, ma che poi va lo stesso a votare. I sondaggi sono dunque stime imperfette, sulle quali è rischioso effettuare proiezioni.

C’è poi l’altra grande incognita: il destino dei voti del Movimento 5 Stelle. Grillo ha, infatti, in parte, uno zoccolo duro su cui contare. Ma la maggioranza dei suoi elettori lo ha scelto, spesso all’ultimo minuto, come espressione di un disagio verso i partiti tradizionali. Un atteggiamento che, anche in questi mesi, varia fortemente, ampliandosi o restringendosi, in relazione a quanto le forze politiche vanno facendo o proponendo. Renzi (che è il vero competitor di Grillo) è riuscito ad attirare, nelle ultime settimane, una parte della base dell’ex comico genovese. Si tratta di capire, dunque, quanti votanti per Grillo conserveranno la propria scelta. Dipende dall’impressione che avranno dell’azione dell’operato dei partiti di governo. E l’esistenza stessa di una nuova legge elettorale potrebbe portare qualcuno a riprovare a votare per qualche partito tradizionale.

Insomma, è pericoloso effettuare proiezioni sulla base dei sondaggi. Tutti ricordano come il “Mattarellum” fu pensato da chi lo scrisse per salvare la Democrazia Cristiana, anche sulla base delle stime elettorali dell’epoca. E sappiamo come è finita.

In definitiva, l’esito delle prossime elezioni potrebbe essere una sorpresa. O, usando un’espressione cara a chi fa i titoli di giornale, un terremoto.

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