Con molta probabilità dal 26 maggio 2014 il Parlamento Europeo dovrà preparare diverse decine di badge destinati a parlamentari (MEPs) dal dichiarato sentimento anti-euro. “Nuovi arrivi” di cui si parla da mesi con curiosità e scetticismo. Ne studiano le possibili mosse persino i gruppi tradizionalmente presenti, dai socialisti ai verdi, dai liberali ai popolari, tutti più o meno preoccupati da questi nuovi ed imprevedibili colleghi.
Per i primi però, stando agli ultimi sondaggi e contrariamente a quanto si potrebbe immaginare, le prossime elezioni europee non dovrebbero essere così negative. Almeno non quanto quelle del 2009.
Basti guardare i sondaggi nei 6 paesi con il maggior numero di eurodeputati dell’Unione Europea, Germania (96), Francia (74), Italia (73), Regno Unito (73), Spagna (54) e Polonia (51) per rendersi conto che l’aria che tira in casa socialista non è affatto così cattiva.
In Italia ad esempio il Partito Democratico ad oggi è il primo partito e seppur lo scenario confuso e incerto renda difficile fare delle previsioni da qui a 4 mesi, sembra certo che la vittoria di Matteo Renzi abbia in qualche modo cambiato marcia al Partito.
Al momento i sondaggi danno il PD intorno al 31%, circa 5 punti percentuali in più del disastroso risultato riportato alle scorse europee. In quell’occasione il PD si attestò al 26,1% e il PDL di Berlusconi toccò l’apice del proprio potere con uno strepitoso 35,3%. Altri tempi. Oggi la rinata Forza Italia si attesterebbe al 20%.
Se poi Renzi dovesse portare a casa qualche risultato entro maggio (vedi legge elettorale o passi in avanti verso la cancellazione del Senato), va da sé che il consenso ed il numero di MEPs del PD potrebbe solo aumentare.
Anche nel Regno Unito gli ultimi sondaggi parlano chiaro. I laburisti dovrebbero superare di qualche punto il doppio di quanto raccolto nel deludente 2009. Un 32% contro uno scarso 15,3%. Un vero successo ed una vera Opa per il segretario del Labour in vista delle elezioni politiche del prossimo anno. C’è però un neo. Lo Ukip, il partito anti-euro che le scorse elezioni aveva eletto a Strasburgo uno dei leader populisti oggi più conosciuti, Nigel Farage, incalza il partito laburista e si attesta al secondo posto con un 26%. Scivolerebbe al terzo il Partito Conservatore del Presidente Cameron.
Socialisti in crescita e in testa nei sondaggi anche in Spagna, dove il PSOE ha smaltito i postumi della sbornia Zapatero e con il 44% ha ultimamente superato di tre punti il PPE, ancora più in crisi di voti dopo l’azzardata proposta di revisione della legge sull’aborto. Nel 2009, i socialisti spagnoli, con il 38,5% dei voti, erano stati superati a destra dal partito del futuro Premier Rajoy.
Dove non c’è storia invece è in Germania. La differenza emersa alle ultime elezioni politiche dello scorso ottobre, dove la CDU della Cancelliera Merkel ha raccolto il 42% dei consensi contro il 25% della SPD non lascia margini a grandi discussioni. Ma anche qui c’è una nota positiva. I socialdemocratici infatti alle europee di cinque anni fa avevano raccolto ancora meno: il 20%.
Pur arrivando terzi anche i socialdemocratici polacchi raccoglierebbero qualche seggio in più se si votasse ora. Rispetto al 12%, oggi navigano intorno al 15. Da sottolineare che in Polonia il primo partito ad oggi tornerebbe ad essere quello di Libertà e Giustizia, del populista Jaroslaw Kaczynski.
Infine, la vera incognita: la Francia. Ad inizio gennaio l’immagine del Presidente francese sembrava appannata e i sondaggi davano il Front National come primo partito. Se da un lato c’è da star certi che lo scandalo amoroso nel quale è caduto Hollande non gioverà alla sua immagine e a quella dei socialisti, dall’altro è difficile pensare che il PS faccia peggio che nel 2009, quando raccolse il 16,5%. Appena mezzo punto percentuale in più dei VERDI che arrivarono terzi.
Questo ciò che dicono i sondaggi per i socialisti nei 6 paesi più popolosi e con maggiori seggi a Strasburgo (421 su un totale di 751). A fare da contrappeso a dati in apparenza positivi per i socialisti c’è una situazione economica ancora preoccupante. La stag-deflazione, nuovo spettro delle economie europee, il deteriorarsi del tessuto sociale, in Italia e in Spagna in particolare, e altre numerose incognite che aleggiano sopra il vecchio continente generano ancora un grande senso di insicurezza e di pessimismo nei cittadini dell’Unione.