Si avvicinano le elezioni per il Parlamento Europeo (22-25 maggio 2014) e salvo inaspettate quanto auspicabili manovre del nuovo segretario del PD Matteo Renzi tutto lascia presagire che le formazioni politiche italiane vivranno con il tradizionale poco interesse uno degli appuntamenti più importanti e rappresentativi dell’Unione.
Un differente interesse rispetto alla Germania, dove nell’aprile scorso la CDU, partito della Cancelliera Merkel, si è riunito per decidere le linee guida per le prossime europee. All’incontro, abbastanza operativo, si sono decise le strategie, le candidature (salvo qualche novità) e si è parlato di futuri ruoli. Una programmazione da brividi per un parlamentare italiano! Le basi per il lavoro dei prossimi cinque per un tedesco.
Non è dunque un caso che questo partito vanti una rete efficiente, competente ed organizzata di parlamentari europei, tanto da avere una figura di spicco in ogni Commissione del Parlamento.
In Italia, ad oggi, causa il congresso Pd e la nascita di nuovi partiti (Scelta Civica, Ncd, M5S e Forza Italia) non si registrano (pubblicamente) mosse in questa direzione. Inconsapevole, o fintamente inconsapevole che un percorso chiaro sia sinonimo di efficienza oltre che di trasparenza, la nostra classe politica sembra lontana ed a tratti ignara di quanto questo appuntamento ricada sulla vita di tutti.
I futuri eletti dovranno lavorare insieme ai propri collaboratori alla costruzione di dossier cruciali come quelli legati all’energia, al commercio, all’industria, all’ambiente… che modificano vita, stili ed abitudini degli europei. Per la politica romana però non sembrano di primaria importanza tanto che raramente si sente parlare di candidature per il Parlamento di Strasburgo. E come spesso accade quando non si discute e non si riflette in tempo sul “che fare?” il risultato che ne deriva risulta mediocre.
Questo atteggiamento poco interessato rischia ancora una volta di far eleggere a Bruxelles deputati poco interessati. Star, starlette, giornalisti e vecchi politici… di fronte ai quali i cittadini italiani si sono trovati (e forse si troveranno) a scegliere tra la speranza che facciano qualcosa e lo scetticismo per l’anomalia. Stranezza italiana che ci ha caratterizzato per diversi lustri, senza una logica spiegazione se non: ottenere maggiori preferenze.
Qualsiasi crisi però dovrebbe cambiare le abitudini, soprattutto quelle brutte. E in una fase di radicale cambiamento come questa chi seleziona candidature non può sottrarsi da una scelta basata sulle competenze invece che sulle preferenze. Salvando chi ha ben lavorato e chi ancora può dare, ma sapendo che per svolgere il lavoro di europarlamentare occorre dinamismo, apprendere in fretta almeno un paio di lingue straniere e soprattutto aver voglia di studiare e ricercare, studiare e ricercare, studiare ed ancora ricercare.
Si avvicina dunque un altro importante test per l’Italia dei quarantenni: la selezione delle candidature per le prossime elezioni europee. Un interessante banco di prova per la nuova classe dirigente del paese.