Se il problema italiano fosse esclusivamente economico la situazione sarebbe tragica, sì, ma recuperabile con il tempo e il lavoro. Purtroppo lo spread, anzi, diciamolo chiaramente, il divario con la Germania è qualitativo. Magari in un campo di calcio siamo più bravi( o fortunati) noi, ma per quanto riguarda la tolleranza, signori, non c’è storia.
I nostri paesi si differenziano, non tanto sui problemi, quanto sulla qualità delle soluzioni.
I tedeschi, buona pace per noi, ci hanno dato l’ennesima lezione di civiltà, in uno dei luoghi più retrogradi e bigotti d’Europa: lo spogliatoio di un club di calcio.
L’ex Lazio Hitzlsperger ha dichiarato «Sono gay». Ciò che dovrebbe essere normale – esprimere la propria sessualità – diventa ovviamente un caso europeo.
Ci si aspetta che un politico democristiano e conservatore come la Merkel colga la palla al balzo coccolando il proprio elettorato attraverso la classica speculazione ortodossa da politico, invece agisce diversamente e ci coglie impreparati. In Italia soprattutto.
«Viviamo in un paese in cui nessuno deve avere paura di dichiarare la propria sessualità solo per timore dell’intolleranza» e poi aggiunge di non avere paura per ciò che si è.
Il giocatore non ha ricevuto solo elogi, ma molti insulti da bar, pettegolezzi e cori. Ma lo Stato con la voce della Merkel gli è stato vicino. Non ha dato ragione alla maggioranza, ma ha difeso il diritto di essere minoranza, mostrando la maturità delle istituzioni.
Noi abbiamo Alfano. Di quest’ultimo, come tutti sappiamo, ce ne ricorderemo ancora per poco. Lo citeremo qua e là ogni tanto per aver abbandonato Berlusconi nel momento di maggior debolezza. Ricorderemo alcune leggi che portano il suo nome. Tutto qui. Ci ricorderemo però il motivo pur cui voleva far cadere il Governo: le unioni civili.
Persino la fantomatica stabilità viene sacrificata in nome in un pregiudizio ideologico e anti liberale.
Alfano nel goffo tentativo di sopravvivere alle prossime elezioni cerca di assecondare la propria galassia di elettori. Una cosa di Berlusconi gli è rimasta: non è un uomo di Stato, ma un uomo di folla. Purtroppo per lui non è così bravo come il maestro. Il 2015, fortunatamente, non è lontano.
Tic tac, Alfano, Tic tac.