Il labirinto di CnossoIl sipario si apre con Vincenzo Pirrotta

Un sipario antimafia che viene aperto nel profondo sud Italia: Partinico, nel cuore di Palermo. E si apre su Torino, capoluogo piemontese, al teatro Gobetti, fino al 19 gennaio. Lo spettacolo è di ...

Un sipario antimafia che viene aperto nel profondo sud Italia: Partinico, nel cuore di Palermo. E si apre su Torino, capoluogo piemontese, al teatro Gobetti, fino al 19 gennaio. Lo spettacolo è di Vincenzo Pirrotta, nato il 6 febbraio 1971, proprio nel piccolo comune siciliano incastonato tra San Giuseppe Jato e Terrasini, e più in là, Corleone.

Vincenzo, attore e regista teatrale, da cinque anni porta sui palchi italiani e esteri il suo spettacolo “La ballata delle balate” (la ‘balata’ è la lastra di marmo) e a chi gli ha chiesto se non ha paura di esporsi, ha sempre risposto che “se hai paura, sei un uomo morto”. 

La ballata delle ballate è il racconto di un uomo, di un latitante, che nel suo covo recita un rosario dove i misteri dolorosi sono quelli della passione di Cristo, e i misteri gioiosi (misteri di stato) sono quelli delle 5000 vittime di cosa nostra. In un delirio dove si incontrano misticismo e violenza vorrei creare il contrasto tra la parola di Dio che il latitante professa e la brutale parola della mafia che invece mette in pratica. Tutto senza ricorrere a immagini stereotipate, ma tentando di scrivere una pieces, una ballata, dove la poesia, la ricerca della musicalità, vorrebbero essere il filo rosso di questo canto di colpa e di “non espiazione”. Si legge dal sito di Pirrotta.

L’attore, formato nella tradizione popolare sicula attraverso anche l’uso della lingua della regione della ‘Trinacria’, conta come regista più di dieci spettacoli, e nel cinema diverse collaborazioni lavorando, tra i tanti, a fianco di John Turturro e Toni Servillo. Ha scritto a quattro mani con Peppe Lanzetta “Malaluna” che racconta le città di Palermo e Napoli, ospite di numerosi teatri stabili d’innovazione e che ha debuttato nel prestigioso progetto “Petrolio” di Mario Martone.

Vincenzo Pirrotta, attore e regista siciliano

In un’intervista poi a La Stampa, alla domanda “I suoi genitori non le hanno mai negato l’esistenza della mafia, come invece racconta Pif della sua giovinezza palermitana nel film «La mafia uccide solo d’estate»?”, risponde: «Lui lo può dire proprio perchè viveva a Palermo. A Partinico si subisce ancora oggi la cultura mafiosa trapanese, è il regno del boss Matteo Messina Denaro, non si può non sapere. Fra i miei compagni di classe ci sono stati figli di boss, persone scomparse negli Anni ’90, vittime del rito dell’incaprettamento».

Siamo a teatro. Ora silenzio. Pronti per fischi o applausi. Si spengono le luci. Sul palco si apre il sipario ed ecco in scena lo strapotere della comunicazione, da sempre, angusta nemica delle mafie. 

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