Politicamente scorrettoItalicum o Porcellum 2.0?

ITALICUM O PORCELLUM 2.0? L’accordo Renzi-Berlusconi rappresenta sicuramente una svolta storica nella politica italiana. Dopo anni di tentativi sembra che, finalmente, sia stata trovata un’intesa f...

ITALICUM O PORCELLUM 2.0?

L’accordo Renzi-Berlusconi rappresenta sicuramente una svolta storica nella politica italiana. Dopo anni di tentativi sembra che, finalmente, sia stata trovata un’intesa fra le forze politiche sulla legge elettorale. Il pacchetto di riforme prevede che siano affrontati alcuni dei problemi atavici del nostro Paese, come quello del titolo V della Costituzione e la trasformazione del Senato in “Camera delle Autonomie”.

Nel frattempo la nuova legge elettorale infiamma il dibattito pubblico: cerchiamo di fare chiarezza punto per punto sugli aspetti positivi e le contraddizioni contenute nell’accordo Renzi-Berlusconi, sulle legittime resistenze di Alfano e su tutti gli altri elementi della complessa trattativa che ha partorito l’Italicum.

LA GOVERNABILITA’ ED IL BIPOLARISMO

La retorica comune, risentita puntualmente in questi giorni, riguardo questi temi ci fa venire i primi dubbi. La governabilità non può mai essere assicurata dalla sola legge elettorale. L’unico modo per assicurare la stabilità dei governi e la possibilità di decisioni rapide è quello di cambiare nel suo complesso l’architettura istituzionale della Repubblica. Dovremmo, come avviene per esempio in Francia o negli Stati Uniti, introdurre un sistema di stampo presidenziale, che “svincoli” il potere esecutivo da quello legislativo. Per quanto riguarda la “salvaguardia” del bipolarismo, ovvero la contrapposizione fra centro-destra e centro-sinistra, con il conseguente espediente tecnico-elettorale per eliminare dalla partita del governo il Movimento 5 stelle, l’introduzione del doppio turno non solo non lo impedisce, ma potrebbe favorire il contrario. Ciò è talmente vero che si è già verificato alle elezioni amministrative di Parma del 2012. In quella occasione, al primo turno nessuno dei tre poli ha vinto ed al ballottaggio sono andati PD e M5S. Il risultato è stato emblematico: gli elettori di centro-destra hanno preferito votare il M5S ed il PD ne è uscito sconfitto. Non a caso e ci tornerò in un punto successivo, si è cercato tecnicamente di impedire che si possa nuovamente verificare una contingenza simile.

Favorire il bipolarismo resta un obiettivo condivisibile, ma non può avvenire attraverso una invenzione trascendente dalla realtà. In Italia, oggi, i poli sono tre: centro-destra, centro-sinistra e M5S. Vale la pena dunque, di considerare altri sistemi: solo un sistema maggioritario uninominale di collegio può realmente favorire il bipolarismo. In Francia, alle scorse elezioni legislative, il “Front National”, al primo turno, ha preso il 13,6% ottenendo così soltanto 2 seggi. Qualcuno potrebbe dissentire riguardo la scarsa rappresentatività di questo tipo di struttura, ma si deve cogliere la coerenza complessiva di fondo rispetto all’obiettivo prefissato. Insomma, meglio scontentare qualcuno e disegnare un ordinamento coerente e funzionale che cercare di accontentare tutti non cogliendo gli obiettivi alla base.

L’Italicum garantisce la governabilità tanto quanto il Porcellum. La differenza, non sta nella legge elettorale, ma nella trasformazione o abolizione del Senato elettivo (che non voti la fiducia al governo). Alla Camera con il Porcellum vi è sempre stata la maggioranza: nel 2006, 348 seggi al centro-sinistra; nel 2008, 344 seggi al centro-destra; nel 2013, 345 seggi al centro-sinistra.

Le prime simulazioni, con la nuova legge elettorale, ce lo confermano. Il risultato delle politiche del 2013 sarebbe stato pressoché lo stesso: il vincitore avrebbe avuto il 53% dei seggi, ossia 334. Al primo dei perdenti (CS o CD) sarebbero andati 132 seggi, al M5S 116, a Scelta civica 44-45 (il totale fa 630 perché Renzi non ha menzionato l’esistenza di seggi riservati alle circoscrizioni estere). In questo primo grafico, ecco come sarebbero stati i risultati delle Politiche 2013 se Bersani avesse vinto al ballottaggio.

Fonte “Il Corriere della Sera”

CS 340, CD 124, M5S 108 e SC 45. La composizione della Camera dei Deputati, alle elezioni politiche del 2013, con il Porcellum.

LE LISTE CORTE BLOCCATE

Con l’attuale procedimento, replicante quello in vigore per la quota proporzionale prevista dal precedente Mattarellum, l’elettore si limita a votare solo per delle liste di candidati, senza la possibilità, a differenza di quanto si verifica per le elezioni europee, regionali e comunali, d’indicare preferenze. L’elezione dei parlamentari dipende quindi completamente dalle scelte e dalle graduatorie stabilite dai partiti. I seggi vengono ripartiti attraverso un collegio unico nazionale, in proporzione ai voti ottenuti in ognuna delle 27 circoscrizioni   plurinominali. Le liste sono composte da un numero di candidati variabili in base al numero di seggi massimi assegnabili in ogni circoscrizione. I seggi vengono assegnati proporzionalmente al numero di abitanti di ogni circoscrizione.

L’Italicum funziona nello stesso identico modo. La modifica riguarda soltanto il numero delle circoscrizioni che da 27 diventano 120(circa una ogni 500.000 abitanti). Non esiste nessun vincolo territoriale dei candidati che possono essere candidati in una qualunque delle 120 circoscrizioni. Non vi sarà nessun rapporto fra eletto ed elettore in quanto il lavoro dei Deputati sul territorio non potrà mai essere, come dovrebbe, valutato dagli elettori, ma inevitabilmente saranno i Segretari dei partiti a decidere i criteri per i quali quel Parlamentare ha operato bene o meno.

La sola consolazione sarà quella che il nome dei candidati sarà scritto sulla scheda elettorale, invece che in una lista affissa nella sezione elettorale. Rimane da capire se sarà reintrodotta (evenienza da scongiurare) la possibilità di candidature multiple. In quel caso i candidati di “Serie A” potranno essere inseriti in 2,3,4,5…120 liste in modo che sia loro garantita l’elezione.

L’aumento del numero di circoscrizioni rende sicuramente il sistema più omogeneo, Il Porcellum aveva talune circoscrizioni di 400.000 abitanti ed altre di 3 500.000 o più, ma favorisce maggiormente la contrattazione dei posti eleggibili. Vi saranno 120 capolista (invece che 27), ai quali, soprattutto per quanto riguarda i grandi partiti, l’elezione potrà essere praticamente garantita.

GLI SBARRAMENTI

La differenza più importante fra il Porcellum e l’Italicum riguarda le soglie di sbarramento. Il primo le ha al 2% per i partiti in coalizione, al 4% per i partiti che si presentano da soli ed al 10% per le coalizioni. Nell’Italicum le soglie più che raddoppiano: il 5% per i partiti che si presentano in coalizione, l’8% per i partiti che si presentano da soli e il 12% per le coalizioni. E’ chiaro che alzando le soglie di sbarramento si tenda giustamente a limitare la frammentazione dei partiti, ma questo schema cela un’ipocrisia di fondo. I partiti maggiori cercheranno di fare una coalizione più ampia possibile per raggiungere il 35% ed accedere al premio di maggioranza. In questo modo vi sarà un accordo pre-elettorale per inserire taluni candidati, espressione dei partiti più piccoli, in posizione eleggibile nelle liste dei partiti più grandi. Rimane, in una visione d’insieme, la modifica, che nel corso del tempo (se la legge perdurerà), è destinata a dare i frutti migliori. L’inevitabile mancanza di visibilità che avranno i piccoli partiti (difficilmente potranno mettere il loro simbolo sulla scheda elettorale) porterà inevitabilmente ad una polarizzazione e semplificazione del quadro politico.

IL COLLEGIO UNICO NAZIONALE

La ripartizione dei seggi attraverso un collegio unico nazionale rappresenta tutte le contraddizioni di questa legge. E’ una clausola di salvaguardia per i piccoli partiti e ci mostra come la rappresentanza sia completamente indipendente dagli elettori. In ogni circoscrizione nella quale una o più liste non prendessero alcun seggio (oppure per esempio 1,x-2,y-3,z), quei voti, invece che “andare persi”, comparteciperebbero alla elezione di un candidato inserito in una lista di un’altra circoscrizione. Si verificherà che gli elettori della circoscrizione 1 potrebbero far sì che venga eletto un candidato della circoscrizione 120. A proposito di questo aspetto non vi è nessuna variazione rispetto al Porcellum originale.

IL DOPPIO TURNO E IL PREMIO DI MAGGIORANZA

La novità più grande rispetto al Porcellum è il doppio turno nel caso in cui nessun partito e/o coalizione riuscissero a superare il 35%. E’ una eventualità teorica che cerca di superare due grossi problemi: 1) Individuare una soglia per l’accesso al premio di maggioranza, come richiesto dalla sentenza della Consulta. 2) Fare in modo tale che la soglia individuata non sia troppo bassa, cosicché i benefici numerici a favore del vincitore non siano troppo sproporzionati rispetto ai voti conseguiti. Il numero considerato equo è il 18%. Il partito e/o la coalizione che raggiungessero almeno il 35% dei voti otterrebbero quindi un minimo del 53% di seggi ed un massimo del 55%(dal 37% in poi). In primo luogo, il 18% di seggi regalati al vincitore appare di per se sproporzionato in quanto, di fatto, potrebbe regalare il 50% dei seggi in più di quelli realmente ottenuti attraverso il voto. Un partito e/o coalizione che prendessero il 36% otterrebbero il 54%(36%+18%), che è esattamente il 50% in più rispetto ai seggi che lo stesso partito e/o coalizione avrebbe ottenuto su base proporzionale. E’ una contraddizione troppo evidente, non si possono individuare, da una parte, delle soglie di sbarramento così alte e dall’altra garantire il premio di maggioranza con una soglia così bassa. Si potrebbero verificare dei casi per cui i voti di un partito risultassero determinanti per fare raggiungere alla coalizione il premio di maggioranza, ma quel partito non avendo ottenuto almeno il 5% sarebbe comunque escluso dal Parlamento.  

Il doppio turno, per definizione e come avviene per l’elezione dei Sindaci nei comuni sopra i 15.000 abitanti, serve per eleggere direttamente un candidato ad una carica monocratica, che al primo turno non fosse riuscito a raggiungere la maggioranza dei voti(50%+1). In questo caso, invece, non potendo (o non volendo) svincolare l’elezione del Presidente del Consiglio (o della Repubblica) da quella del Parlamento poiché servirebbe una modifica costituzionale, il doppio turno serve soltanto a giustificare che il premio di maggioranza non appaia troppo elevato. Alle scorse politiche con il 29,5%, il centro sinistra ha preso il 55% dei seggi(29,5%+25,5). L’accordo su questo punto sembra sia stato fatto, dunque, per rendere il doppio turno una circostanza remota. D’altronde, se si fosse introdotta la soglia del 40%(come pretendono in molti), quota difficile da raggiungere in uno scenario tripolare, sarebbe stato possibile il verificarsi di situazioni come quelle, che ho precedentemente descritto, di Parma.

IL NODO SULLE PREFERENZE

Larga parte dell’opinione pubblica, negli ultimi anni, ha portato avanti la polemica contro le liste bloccate. In questi giorni diversi partiti ed esponenti di tutte le forze politiche chiedono a gran voce che nell’Italicum siano introdotte le preferenze. Partendo dal presupposto che le preferenze hanno intrinsecamente dei problemi legati alla corruzione ed al clientelismo, è difficile non rimarcare che vangano utilizzate, come metodo di scelta degli eletti, in ogni altro suffragio compreso quello per le europee. In assenza dell’applicazione dell’articolo 49 della Costituzione, le preferenze rimangono l’ultimo baluardo alla tutela della possibilità di scelta dei parlamentari. Sarebbe preferibile che vi fossero partiti autenticamente regolamentati, nei quali la democrazia interna fosse un esercizio normale, ma in Italia non è così. Le primarie di partito per legge, proposte dal Segretario del PD, sembrano una panacea che vuole nascondere il trionfo della partitocrazia.

Dal calibro degli attori in campo e da un Renzi in pole position per Palazzo Chigi ci saremmo aspettati più avvedutezza. Quasi certamente sarebbe stato meglio, visto che l’accordo prevede alcune modifiche della Costituzione, ripensare in toto l’assetto istituzionale. Non si capisce perché Berlusconi non abbia voluto mettere sul piatto la battaglia storica sul Presidenzialismo piuttosto che accettare supinamente la conversione del Senato. Il maggioritario uninominale di collegio abbinato al semi-presidenzialismo avrebbe risolto molti dei nodi che, ora dopo ora, si stanno presentando di fronte all’approvazione di questa legge oltreché migliorare significativamente l’impianto istituzionale dello Stato. E’ un mosaico pericolante quello che si appresta ad entrare nella palude parlamentare. L’iter di approvazione dell’Italicum e l’impasse di fronte alla trasformazione del Senato potrebbero riservarci delle sorprese tutt’altro che prevedibili. 

Pubblicato per concessione del blog www.lacosablu.it

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