“La Politica non e’ altro che una medicina su larga scala”
Rudolph Virchow
Seguo l’arrivo di Berlusconi al Nazareno, al netto della storicita’ del luogo, che, a Roma e quando si parla di politica, e’ impossibile trovare un posto dove non sia mai passato mai Berlinguer, dove Moro abbia mangiato la gricia o dove Einaudi abbia tirato un coppolino a Pajetta. E’ la citta’, la capitale, il nervo vivo, scoperto del paese.
Oggi, al netto di tutto questo vedo un cinquantennio italiano che entra in una forca caudina, un portone patrizio che entra in scale, androni, dove tutto ricorda la roma papalina e la roma della sinistra delle gloriose macchine da guerra che hanno sempre fallito il loro scopo. Come se la medicina non fosse mai forte, come se il morbo dell’edonismo reaganiano, dello splendore illusorio degli ultimi venti anni, eredita’ sconsiderata del ventennio precedente di grigiore e di violenza, non potesse mai essere debellato. E quel morbo e’ diventato un vezzo, uno schermo dietro al quale nascondere i problemi veri del paese. Invece, come sempre, la soluzione arriva con una cura nuova, come nel dopoguerra quando I soldati americani arrivavano con I primi antibiotici. La cura e’ un modo nuovo di vedere I rapporti di forza di concepire la politica come servizio al paese e non come una maniera di mantenere uno status quo che fa comodo a tutti. Perche’ fino a quando un dente cariato non fa male, non si va dal dentista, fino a quando una verruca non diventa dolorosa, non se ne fa niente ma si continua a camminarci sopra, passandola ad altri.
Ci voleva l’esternalita’, il nuovo che, dite quello che volete, e’ stata l’avventura di Matteo Renzi, degli ultimi quattro anni. Senza che nessuno di quelli che erano vicino a li potessimo sospettare che potesse arrivarci davvero, anche noi abituati alle cose italiche. Invece, di accelerazione in accelerazione, di attesa in attesa, di parole in parole, di fatti in fatti, di SMS idioti dove gli chiedevo ‘quando si inizia la rivoluzione?’, oggi capitola la presunzione berlusconiana ed antiberlusconiana che tanto nulla puo’ accadere nel paese fatato, da domani inizia un’altra era, difficile, di crisi economica, di tensioni sociali, ma di una certezza nuova: niente sara’ piu’ come prima. E questo perche’, e lo posso dire con certezza, Matteo e gli altri, Matteo e noi che ci abbiamo creduto, non abbiamo NULLA da nascondere, non abbiamo conti tavoletta, proprieta’ alle Antille o gite in barca da vela ai Caraibi, non abbiamo mai chiesto favori per fare carriera, non abbiamo scheletri nell’armadio, ombre nel passato, veli di enciuci e non abbiamo mai abusato della nostra posizione. Piuttosto, siamo partiti, abbiamo digerito amaro, abbiamo soppesato le scelte della nostra vita, quelle importanti, non alla luce del mantenimento dello status quo, ma nella coscienza limpida che, se esisteva una medicina amara da prendere, una strada difficile da seguire, lo abbiamo fatto e continueremo a farlo.
Di fronte al Nulla da Nascondere, oggi, ora, in questo sabato di un gennaio tropicale, anche a Londra, ci sono cinquanta anni di un passato da studiare e comprendere, ma da dimenticare e, si spera, un periodo nuovo tutto da scoprire, da meritarci, per cui attrezzarci. Ed il primo passo sara’ quello di riconsiderare la politica non uno schermo, un bendaggio improvvisato, ma la medicina, l’antibiotico contro l’ignoranza, la sufficienza, l’affarismo, l’arroganza, il clientelismo.
Perche’ nessuno qui ha nulla da nascondere, se non una certa timidezza di fronte alla sfida che abbiamo collettivamente, uno per uno, di fronte, il salvataggio di questo paese, della sua anima e della sua speranza. E questa malattia oggi ha di fronte la sua cura. Il paese reale, noi, tu.
“La politica e’ la lotta contro l’esuberante apparenza dell’inutilita’ delle parole e del dialogo. E’ un po’ come il maiale, non si butta via niente, a parte il maiale nella sua interezza” K. J. Okker ‘Tutto vale la pena, se per te, baby’
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PGR – Cronache di guerra II