Portineria MilanoLa Rai chieda scusa a Licia Pinelli per la fiction gli “Anni Spezzati”

Licia Pinelli, vedova del ferroviere Pino, ha compiuto gli anni il 5 gennaio scorso. Sono 86, più della metà passati a scoprire la verità sulla morte di suo marito "caduto" da una finestra della Qu...

Licia Pinelli, vedova del ferroviere Pino, ha compiuto gli anni il 5 gennaio scorso. Sono 86, più della metà passati a scoprire la verità sulla morte di suo marito “caduto” da una finestra della Questura di Milano il 15 dicembre del 1969 durante un interrogatorio contrario a ogni forma di legge dopo la strage di Piazza Fontana. Pinelli non c’entrava niente con l’attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. Lo Stato, però, non le ha mai concesso giustizia. Non ha mai trovato i colpevoli della morte di suo marito. Anzi, in tutti questi anni non ha fatto altro che voltarle le spalle. La Rai, la televisione di Stato italiana, a distanza di quasi 45 anni ha deciso di mandare in onda una fiction dal titolo gli “Anni Spezzati” dove si parla di piazza Fontana, del commissario Luigi Calabresi e di quegli anni.

Guardatela, se avete voglia, il link è qui. La morte di Pinelli è relegata a una manciata di minuti in un modo così raffazzonato e sbrigativo da mettere i brividi, quasi come tutti gli strafalcioni e le invenzioni storiche contenute nella fiction: Christian Raimo ha scritto una recensione perfetta a cui si può aggiungere ben poco. Licia Pinelli è sempre stata una donna molto riservata. Non ha mai voluto creare troppe polemiche, nè ha cercato titoli di giornali o trasmissioni televisive dove cercare visibilità. E ha preferito non dire nulla rispetto alle polemiche di questi giorni. A farlo è stato Mauro Decortes, storico portavoce del circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, insieme con le tante persone che in questi anni le sono state vicine. Decortes ha fatto un lungo elenco di cose che – secondo lui e gli anarchici milanesi amici di Valpreda e di Pinelli – nella fiction sono state travisate.

«Ci sono tanti personaggi letteralmente inventati, come la bella e brava attrice che impersona la cantante e che, provenendo dal presunto bar anarchico va di corsa in piazza Fontana, guarda caso, proprio in concomitanza con lo scoppio della bomba! È stata fatta un’operazione di destra, revisionista, piena di errori che ci sembrano voluti, di ricostruzioni storiche approssimative. Ultimo, ma non meno importante – spiega – al commissario Calabresi vengono attribuite specifiche frasi e comportamenti che invece appartengono ai giornalisti democratici che cercarono di fare luce sui misteri di quegli anni, come Corrado Stajano e Camilla Cederna. E per finire, quando mai c’è stata una bomba anarchica in una fabbrica a Milano? La fiction è un prodotto di destra, un fumettone, che sborda. Ripeto – conclude Decortes – se si ricostruisce un periodo storico non possono esserci personaggi che non coincidono con una verità storica conclamata. Possiamo colloquiare con chi dice che Pinelli si è buttato dalla finestra, mentre noi diciamo che è stato buttato, ma non con chi inventa e stravolge la storia”. Non solo. «Non si sono accorti di aver appeso su di un muro della stanza di un attivista degli anni 70 un manifesto anti-casapound, che appartiene ad un altro periodo storico successivo». 

Claudia Pinelli, figlia di questo storico anarchico, ha scritto su Facebook l’8 gennaio: «Pino continua a vivere grazie ai suoi compagni, alle persone che l’hanno conosciuto, a tutti quelli che ci sono stati vicini, a quelli che non accettano la mistificazione della storia, a chi continua a lottare per i diritti di tutti». La Rai, almeno, chieda scusa per questo ennesimo “errore” anzi “orrore” di Stato. 

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