Il deprimente finale del modello Argentina, indicato da tanti come via anche per la nostra povera Italia, è praticamente ri-ri-esploso (o meglio: imploso).
Ossia quel fantomatico modello costruito sull’illusione della sovranità monetaria.
Per lungo (troppo) tempo era stato portato come campione di indipendenza dai mercati internazionali, poco importa se leggendo la storia questo paese abbia TRUFFATO tutti proprietari di Tango-Bond, non pagando il proprio debito estero.
Alla stessa stregua di un drogato di crac che si indebita con gli amici, raccontando balle e continuando a farsi.
Noi italiani siamo abili nel seguire i cattivi esempi, ovviamente.
Tanti (troppi) monetaristi italici raccomandavano caldamente all’Italia di seguire la strada dell’Argentina. Non ultimi, molti (troppi) politicanti, anche recenti. Vero Grillo? Vero antieuro leghisti, forconi, Barnard, Fusaro, Bagnai? E ora cosa direte, competentissimi aizza popoli?
Fortuna vuole che ciò non sia accaduto e l’Italia non abbia preso a modello lo sventurato cugino latinoamericano: in questi momenti l’inflazione argentina sta al 30% e probabilmente crescerà sempre più.
Il peso argentino non scende, non crolla, ma precipita come un paracadutista senza paracadute.
É carta straccia e gli argentini vogliono ormai solo dollari americani e euro (quella moneta tanto snobbata e sfottuta dal filoso neomarxista Fusaro).
Non serve essere economisti o fare economia per capire che, quando la tua moneta non vale nulla e l’inflazione è a doppia cifra, ne risentono sia il sistema produttivo sia i normali cittadini, i quali tornano addirittura al baratto o commerciano con moneta straniera (spesso ottenuta al mercato nero) e di valore molto superiore e sempre in crescita rispetto alla propria.
[Un esempio di come il crollo della propria moneta e di un’elevata inflazione distruggano l’economia domestica in cui avvengono questi due fenomeni: un cellulare Samsung l’altro ieri costava 7500pesos circa, il giorno dopo, siccome il prezzo era denominato in dollari ed era fisso, ai cittadini argentini era arrivato a costare più di 11000pesos. Un bell’affare. Si trasli ciò a tutte le merci comprate perché l’Argentina non le produce o non le ha per natura. Come le materie prime assenti ad esempio.]
L’Argentina quindi è praticamente in default. Di nuovo.
Il caso argentino deve svegliare tutti, soprattutto gli irresponsabili (i pazzi o i criminali in malafede no, ma bisogna imparare a riconoscerli): stampare, stampare e stampare moneta nazionale come non ci fosse un domani non aumenta la ricchezza ma ci impoverisce, non aumenta l’indipendenza ma ci rende schiavi, non ci fa progredire ma come già detto ci arretra fino, nei casi estremi, al baratto.
La sovranità monetaria non solo non è Dio, né Harry Potter, ma nemmeno Mourinho. Insomma, non risolve i problemi da sola.
Anzi é un condanna, soprattutto per viziosi paesi come il nostro (o come, appunto, l’Argentina).
La dura verità è che, purtroppo, non esistono trucchi e scorciatoie, ma solo la via lenta, virtuosa e dolorosa (soprattutto per chi ha vissuto di rendite artificiali) delle riforme degli assetti istituzionali, delle regole, dei conti pubblici ordinati, del mercato.
Il vero salvataggio del paese e, perché no, un ambizioso obiettivo di futura prosperità, li si ottiene con riforme strutturali. Vere, non cavolate come la vergognosa privatizzazione all’italiana delle Poste, o la mini Imu per far quadrare i conti della spesa pubblica piena di sprechi e mai intaccabile.
Tutto il resto, a cominciare dalla El Dorado fasulla della sovranità monetaria, sono sogni imbecilli che prima o poi si pagano. Con un duro risveglio. Durissimo risveglio.